Ensamble perfetto della tradizionale arte sartoriale italiana e di un’accurata ricerca in ambito internazionale, Aquilano.Rimondi è sintesi creativa d’avanguardia che si distingue per design, artigianalità e innovazione. La purezza del bianco rappresenta – oggi più che mai – un nuovo Rinascimento estetico in chiave minimalista che non può più aspettare. Ce lo raccontano Tommaso Aquilano e Roberto Rimondi, fondatori, nonché direttori artistici, del brand.
Vestibilità e couture, competitività e personalizzazione, silhouette di ricerca e fit accurati. Parole chiave di un savoir-faire tutto italiano che rivive nella maestria stilistica del duo di designer Tommaso Aquilano e Roberto Rimondi. Li abbiamo incontrati nel loro quartier generale a Milano, tra bozzetti, cataloghi, ricordi preziosi e modelli ancora inediti, per ripercorrere le tappe di un’evoluzione che li vede oggi tra i protagonisti del fashion system e decodificare i paradigmi di collezioni improntate all’eclettismo dell’arte, all’eccellenza del made in Italy, a un nuovo gusto contemporaneo unico nel panorama della moda.
Aquilano.Rimondi debutta in passerella nel settembre del 2008, ma il vostro sodalizio artistico inizia già nel 1998. In che modo si è sviluppato questo percorso creativo?
È avvenuto tutto in maniera molto spontanea, nulla di programmato. Ci siamo conosciuti nel 1998 a Reggio Emilia da Max Mara e si è instaurato subito un ottimo dialogo, sia professionale che umano. Intorno al 2004 abbiamo iniziato a progettare un’idea tutta nostra di brand per uscire dall’ambito delle consulenze e della direzione artistica che ci ha visto, nel corso degli anni, impegnati con aziende quali Malo e Gianfranco Ferrè, fino ad arrivare oggi al Gruppo Tod’s per il marchio Fay. Aquilano.Rimondi ha subito diverse evoluzioni nel corso di questi anni. Siamo partiti come i neofondatori di quella che è stata definita la “demi-couture” italiana, per poi diventare insaziabili estimatori di stampe e colori, fino ad arrivare alla SS16 che rappresenta a tutti gli effetti uno shock concettuale.
L’importanza dell’arte ha sempre caratterizzato le vostre collezioni. Le stampe floreali che rendono omaggio alla figura di Andy Warhol ne sono una chiara testimonianza. Perché proprio la POP ART come motivo ispiratore?
Adoriamo l’arte in tutte le sue espressioni, ma nello storico recente Andy Warhol è colui che più di altri ha saputo sovvertire le regole di sempre. Ha fatto sì che l’arte diventasse alla portata di tutti, ma in modo sofisticato. Noi abbiamo scelto di traslare questa intenzione applicandola alla moda. Non siamo certamente né i primi né gli ultimi a utilizzare la Pop Art come “medium” comunicativo, ma ci siamo riferiti a essa, non tanto per ribadirne il gusto eccentrico alla base di molte collezioni, ma come spunto grafico che ci ha permesso, ad esempio, di reinterpretare un simbolo naturale come la margherita in un’ottica fashion. In generale non amiamo definirci dichiaratamente ispirati da qualcosa o da qualcuno perché preferiamo lasciarci dominare dalle sensazioni che ci proiettano verso molteplici momenti dell’arte. Da Matisse a Van Gogh, da Gauguin a Caravaggio… Andare oltre l’effetto meramente estetico dell’opera e spingersi a ragionare sulla cruda realtà dell’artista attraverso la sua pennellata, gli effetti di luci e ombre, i cromatismi che sfociano nella perfezione. È questo il senso profondo dell’arte a cui ci sentiamo vicini.
Colpisce la vostra affermazione: «Per fare innovazione bisogna essere distaccati dal mondo della moda». Come spiegate il senso profondo di questa dichiarazione?
Essere troppo di moda rischia di diventare monotono e un po’ antico. Essere troppo strutturati, troppo “modaioli” può portare a un’interpretazione troppo accademica del fashion. Mi spiego. Fare delle cose strane non è poi così complesso, ma saper mixare il “bello” con lo “strano” e con il “nuovo” adesso è invece difficilissimo. In un momento in cui tutto è già stato fatto, riproporre qualcosa in modo interessante, mantenendo quindi uno sguardo al passato ma con un’attitudine contemporanea, dimostra grande capacità creativa. Bisogna distaccarsi dalla facilità di certi paradigmi e osare lasciarsi guidare dall’istinto. Non è facile oggi mettere in piedi un brand che riesca, come i grandi del passato, ad avere una storia di successo pluriennale. Qual è la strategia di Aquilano.Rimondi per vincere questa sfida moderna? Oggi essere indipendenti è molto faticoso. Ai piani alti sono cambiate le aspettative nei confronti della nuova creatività. Il prodotto è presente in internet quasi in contemporanea alla presentazione della collezione e il consumatore finale vuole stringerlo tra le mani il più in fretta possibile. Cosa che fino a tre anni fa non era nemmeno concepibile. Le novità, inoltre, arrivano ormai di stagione in stagione e non più ogni cinque anni come accadeva prima. Quindi il successo pluriennale è un obiettivo da perseguire con molta tenacia e consapevolezza. Bisogna saper essere pr di se stessi, attuare una giusta comunicazione, trasportare nel mondo reale ciò che in passerella appare soltanto come un bellissimo sogno. Tra i grandi visionari rimasti non possiamo che menzionare Karl Lagerfeld, ma al di là del suo caso particolare oggi un direttore creativo deve ragionare sul proprio marchio in termini di combinazione della creatività con la semplicità, unica garanzia di successo a lunga durata.
La SS16 gioca esplicitamente con la sensualità, ma a quale donna si rivolge l’estetica Aquilano.Rimondi?
Sicuramente a una donna nuova. Il pubblico femminile è molto cambiato, nel senso che non è più vicino soltanto a quello che noi definiamo il “lusso urlato”, ma ha bisogno di una nuova esposizione che non passa attraverso una sensualità necessariamente sfacciata. Noi preferiamo una femminilità più sommessa che tiene conto del neo-minimalismo basandosi sulla purezza delle forme e dei materiali. Da qui nasce l’idea di una sensualità nuova che consenta al pubblico femminile di riavvicinarsi alle giacche sartoriali, seppur reinterpretate. Nella SS16 diamo infatti un messaggio molto chiaro: camicia-giacca-gonna. Realizzare una giacca “strana” è molto semplice, sfalsando le silhouette ad esempio o l’abbottonatura, il tessuto, il collo. Applicare la creatività a una giacca sartoriale con nuove proporzioni è una sfida per qualsiasi designer. La donna che sceglie Aquilano.Rimondi vuole qualcosa di reale: vuole sentire che la creatività è stata applicata sul serio.
La predominanza del bianco sembra veicolare un nuovo concetto di purezza, discostandosi dalle diverse cromie utilizzate in passato. Perché questa scelta?
Abbiamo sentito l’esigenza di un cambiamento o meglio di un’evoluzione. Complice l’esplosione di violenza che sta interessando il pianeta, abbiamo ritenuto che il cromatismo eccessivo fosse troppo semplice per veicolare il concetto di “inno alla vita”. Perché non il bianco allora che rappresenta un vero colpo cromatico, inaspettato e prepotente al tempo stesso? Abbiamo voluto così distaccarci dal concetto di minimalismo per avvicinarci a quello di purezza assoluta.
In che cosa consiste la ricerca che anticipa ogni vostro lavoro?
La ricerca nasce dall’esigenza di plasmare la materia. Gran parte della nostra ricerca arriva dalla strada che lancia continuamente messaggi nuovi che solo pochi però hanno la capacità di fare propri. Bisogna saper essere eclettici per fare una selezione di ciò che può risultare realmente innovativo. La strada ci dà la possibilità di girare il mondo sia fisicamente sia fotograficamente e fornisce un ampio spettro di nozioni utili alla ricerca che, come nella scultura, rappresenta creta pronta per essere plasmata.
Quale l’interpretazione di Aquilano.Rimondi del concetto di lusso?
Il lusso per noi è la capacità di fare delle scelte libere da qualsiasi costrizione. Potersi vestire per come si è, lontano dalle imposizioni esterne. Nell’ambito della moda non dev’essere ostentazione materica o cromatica, ma atteggiamento individuale che ambisce all’unicità. Ovunque è tutta un’esclamazione continua di quale potere finanziario si ha tra le mani. Il bianco di cui parlavamo prima in questo caso riconduce immediatamente alla qualità di un capo perché consente di cogliere il valore di un tessuto all’istante. Pensiamo a un capo in cashmere bianco. Fantastico. Questo è lusso puro.
Milano come campo base creativo. Quali i luoghi della città a voi più cari?
Milano ha il difetto di essere Milano e il vantaggio di essere Milano. Ma lasciando da parte i difetti, è più interessante concentrarsi sui pregi. È una città che vanta luoghi architettonici poco conosciuti, ma spettacolari. Piazza Sant’Alessandro o le 5vie in cui perdersi alla ricerca delle vestigia romane dell’antico Palazzo Imperiale… O ancora la Chiesa di San Giorgio al Palazzo che al suo interno conserva gli affreschi di Bernardino Luini o la Chiesa di Santa Maria presso San Satiro in via Torino con il trompe-l’oeil del Bramante. Questi senz’altro sono luoghi per noi molto affascinanti…