Less is more. Una frase pronunciata per la prima volta dall’architetto e designer Ludwig Mies van der Rohe e divenuta negli anni espressione di uno stile e di un modo di intendere l’arte e la vita. Lo stesso che appartiene a Lucio Vanotti, stella emergente del firmamento della moda che a Pitti Uomo ha presentato la propria collezione Primavera/Estate 2017 all’insegna del minimal.
“Partecipare a questo evento è per me un’occasione fondamentale, che aspettavo perché permette di esprimere la propria visione della moda a livello nazionale e internazionale”.
Designer concreto, il suo modo di concepire la moda è razionale ed essenziale. Un approccio che lo porta a scartare il superfluo e a ridurre ogni abito al necessario, giungendo ad una forma base precisa e completa.
Le creazioni tendono a raggiungere un punto di astrazione, concetto estremo che si traduce in purezza e geometrie assolute che avvolgono il corpo.
La collezione presentata all’interno del progetto Pitti Italics, il programma della Fondazione Pitti Immagine Discovery che promuove e supporta le nuove generazioni, è un omaggio al Rinascimento fiorentino e al Masaccio. Ruggine, avorio, blu scuro, azzurro denim, grigio: i colori dei capi sembrano rubati dalla tavolozza del pittore, così come i volumi riletti in nuovi e moderni tessuti che disegnano la figura di chi li porta.
Si ispira alla grandezza storica della città che lo ha ospitato Lucio Vanotti, esaltandola in un modo inusuale, attraverso la sottrazione. Una sottrazione che non toglie ma al contrario arricchisce, liberando dalla costrizione degli abbellimenti e fondendo il bello con l’utile.
Un mantra che lo conduce alla creazione di abiti dove ciò che resta è quel che davvero conta, forme asciutte e morbide, stampe dal sapore vintage e colori sobri. Un punto di partenza che si congiunge idealmente con quello di arrivo per ricreare la bellezza al suo stadio naturale.