Biodegradabile al cento per cento, ma crudele e obsoleta. La pelliccia è fuori moda, datata, in più nel nostro lato del mondo neanche serve. È così che Gucci annuncia l’eliminazione delle pellicce di provenienza animale dalla produzione. Una novità che investirà l’azienda fiorentina a partire dalla prossima collezione Primavera Estate 2018.
E’ Marco Bizzarri ad annunciarlo in occasione di uno speciale masterclass al London College of Fashion dove l’Amministratore Delegato di Gucci, punta di diamante del gruppo Kering, è stato ospite per lo speaking con gli studenti dal titolo “Kering Talk”, dove Bizzarri ha espressamente dichiarato che a partire dalla prossima collezione Primavera Estate 2018 le collezioni disegnate dall’eclettico Alessandro Michele non vedranno più alcun tipo di inserto in pelliccia di provenienza animale. Niente più volpi, zibellini, karakul, pelli di coniglio, opossum e quant’altro. La pelliccia è out-dated.
Un progetto che nel suo spettro più ampio vede la maison fiorentina aderire alle iniziative di Lav, Humane Society for The United States e Fur Free Alliance, diminuendo l’impatto ambientale e accrescendo il suo valore socio responsabile che ora investe l’azienda come un puro esempio di modello da seguire. “Essere socialmente responsabili è uno dei nostri valori fondamentali e cercheremo di fare sempre di più. Siamo entusiasti di compiere questo ulteriore passo, con l’aiuto di Hsus e Lav, sperando che possa contribuire a ispirare l’innovazione e diffondere la consapevolezza, cambiando in meglio l’industria della moda e del lusso” ha affermato Bizzarri che tra l’altro a settembre è stato premiato al Green Carpet Fashion Awards Italia 2017 con il Supply Chain Innovation.
Un nuovo goal che in casa Gucci vuol dire anche l’accaparrarsi un segmento di mercato sempre in costante crescita composto appunto da utenti informati, attenti e molto selettivi, anche più di un tempo. Consapevoli e coinvolti in tutte quelle attività, spesso quotidiane, verso l’ambiente che li circonda. Un percorso intrapreso verso il sentiero della moda etica di cui oggi fanno parte molti brand del lusso, da Stella McCartney ad Armani per esempio. Percorso sostenuto anche da istituzioni dal calibro della stessa Camera Moda che da sette anni è impegnata sulla costruzione di un modello con direttive ad hoc o per esempio dall’ICE (Italian Trade Agency) che in occasione del Green Carpet ed in generale per la moda etica, ha investito un totale di 10 milioni di euro spartiti anche in altre iniziative che vanno a contrastare le proposte del fast fashion nell’auspicata rivoluzione del comprare meno ma meglio.