Dopo cinque anni come Ceo di Fendi e prima ancora altrettanti cinque da Louis Vuitton, contando il riposizionamento di Berluti, Pietro Beccari è ufficialmente l’uomo dei rilanci, che ora torna in Francia, sempre come Ceo, ma da Dior Couture.
Cinque anni trascorsi a render grande la maison romana che di più non si può. Portano la firma di Beccari l’immensità dei progetti come Fendi for Fountains o l’ultimo realizzato in collaborazione con Galleria Borghese per la valorizzazione delle opere di Caravaggio, senza contare una riorganizzazione che ha messo in prima linea un nuovo corso creativo di Fendi partendo anche dal retail con la ristrutturazione del palazzo in Largo Goldoni a Roma e l’annessa opera d’arte firmata Andrea Penone sul piazzale. Last, but not last, l’incremento del fatturato che ha portato il marchio di LVMH a superare la soglia del miliardo di euro di ricavi. Sono tante le cose che Beccari ha rivoluzionato in Fendi e se consideriamo che lo ha fatto in soli cinque anni allora bisogna ammettere che ha dribblato, e qui la metafora calcistica è d’obbligo visto il suo passato giovanile come calciatore del Parma, alla velocità della luce, puntando pure sulle nuove leve come Marco De Vincenzo al quale spetta il plauso di aver rivitalizzato l’intero stile al fianco di Lagerfeld e Silvia Venturini Fendi.
Adesso Beccari dal Colosseo Quadrato dell’Eur, da qualche anno head quarter di Fendi, passa ad Avenue Montaigne come Ceo di Dior, la maison francese in cui sventola il tricolore tutto italiano con anche Maria Grazia Chiuri alla guida creativa. Il gruppo di Arnault in fase di un riassetto interno non indifferente, anzi centrale per quello che è il panorama dell’alta moda mondiale, vede Beccari prendere il posto di Sidney Toledano l’uomo che vent’anni fa insieme a Galliano guidava la ripresa di Dior e che ora andrà a ricoprire il ruolo di presidente e Ceo dello stesso gruppo LVMH e dunque a supervisionare l’intera area moda, posizione occupata finora da Pierre Yves Roussel che a sua volta diverrà consulente diretto di Arnault.
Per Beccari la sfida con Dior, che con i suoi 30 miliardi nel primo trimestre del 2017 si aggiudica il podio tra i marchi del gruppo del lusso, sarà quella di creare oltre ad una squadra coesa, la preparazione di una piazza/mercato più ampia coinvolgendo in maniera sempre più inclusiva i millennials, cioè i propulsori alle spinte innovative di un settore che in poco tempo è profondamente cambiato per via di una velocità sempre più pressante. Non si tratta più di assecondare i cambiamenti ma di interpretarli in maniera preventiva, conquistando nuovi clienti strappandoli dagli altri mercati.