The Oscar goes to
Vincono le statuette come migliore attore e attrice rispettivamente Gary Oldman per “L’ora più buia” e Frances McDormand per “Tre manifesti a Ebbing, Missouri”. Torna il colore sul red carpet ma non si fermano le proteste lanciate con “Me Too” e “Time’s Up”. Incetta di premi per “La forma dell’acqua” di Guillermo del Toro e tanto rumore per nulla per “Chiamami col tuo nome” di Guadagnino che comunque conquista la statuetta come Miglior sceneggiatura non originale andata a James Ivory.
La protesta non si ferma
Il Dolby Theatre di Los Angeles è andato letteralmente in subbuglio quando Frances McDormand ha onorato le colleghe, al suo fianco nelle nominees. Momenti duri per Hollywood, ma anche per la moda e lo spettacolo come del resto al super market o nella catena di fast food. Il movimento del “MeToo”, lanciato dalla celebre attrice di “Streghe” Rose McGowan, non riguarda solo il cinema, ma ha aperto la strada a una serie di denunce di molestie, disuguaglianze e ingiustizie in tutta la società americana. Un claim ripreso dalla regina incontrastata della televisione Oprah Winfrey che ritirava il suo Golden Globe al grido di “Time’s Up”, il tempo è finito! in abito rigorosamente nero, un segno di protesta sposato da tutte le altre attrici, coalizzate nello smascherare un sistema tossico e violento. Ora Hollywood non dimentica e il sistema non perdona. La ferita è ancora aperta, i movimenti hanno raccolto ben 20 milioni di dollari destinati al sostegno di donne vittime di violenza. Weinstein, da cui tutto è partito, si è rifugiato in una clinica di riabilitazione, pende sulla sua testa una condanna che potrebbe arrivare a 25 anni di prigione. Anche Georgina Chapman la direttrice creativa e co-fondatrice di Marchesa il brand indossato spesso dalle star sul red carpet, nonché ex moglie del produttore attorno cui ruota tutto lo scandalo del cinema, ha avuto ripercussioni, d’immagine e non solo. Alcuni dipendenti se ne vanno dalla casa di moda e le sfilate vengono cancellate. Lei intanto chiede il divorzio e condanna. Adesso che il fattaccio del “metodo Weistein” molestie sessuali in cambio di produzioni o ruoli da protagonista in pellicole di spessore è venuto a galla, lo showbiz cerca di andare avanti in maniera un po’ più sana, se mai sia davvero possibile. Sdrammatizza con dell’ironia e si butta addosso tanto colore ma anche tante spille per sostenere le cause.
Tornano le sfumature sul red carpet. Da Jane Fonda in bianco Balmain all’ultra violet di Ashley Judd e al glicine di Salma Hayek
Hanno puntato tutti su look sobri impreziositi da qualche raffinato gioiello magari come il collier di Bulgari indossato dall’attrice Jasmine Sanders. A questi ultimi Academy Awards il colore immancabile è stato l’ultra violet, la tendenza di stagione nonché colore Pantone dell’anno, a sfoggiarlo Ashley Judd con un abito di Badgley Mischka, oppure soft, romantico e anche un pò in stile Bollywood il glicine di Salma Hayek. Nicole Kidman sceglie il blu acceso con un abito Armani Privé, nuance più elettrica per Jennifer Garner nel suo Atelier Versace. Punta sull’oro, come il colore dell’ambita statuetta, Jennifer Lawrence. La star di Hunger Games indossa un metallico firmato Dior, stesso marchio per Maryl Streep che sceglie il rosso. Di nuovo oro con Sandra Bullock in Givenchy. In bianco come Jane Fonda anche Timothée Chalamet (l’Eilo di Call me by your name) che indossa un total white di Berluti mentre il compagno di set Armie Hammer, sceglie un completo di velluto bordeaux di Armani. Frances McDormand ritira il suo Oscar con indosso un Valentino.