A Roma “Liu Bolin. The invisible man”.
Sette sezioni per la prima grande mostra italiana con le opere di Liu Bolin. L’artista cinese originario della provincia settentrionale dello Shandong, famoso soprattutto per la sua serie di fotografie delle performance Hiding in the City. Come un camaleonte Bolin si mimetizza nelle sue opere. Una bella riflessione tra essere e apparire, in esposizione al Complesso del Vittoriano di Roma.
La mostra, sostenuta da Generali Italia con Valore Cultura, il programma con cui la Compagnia promuove le migliori iniziative artistiche e culturali per renderle accessibili ad un pubblico sempre più vasto e per valorizzare il nostro territorio. Con il patrocinio della Regione Lazio e Roma Capitale – Assessorato alla Crescita culturale e quello della Fondazione Italia Cina, prodotta e organizzata dal Gruppo Arthemisia in collaborazione con la Galleria Boxart, ed è curata da Raffaele Gavarro. Racconta dalla prima performance a Pechino fino agli scatti più recenti del 2017 alla Reggia di Caserta e al Colosseo, appositamente realizzati per la mostra romana e qui esposti in anteprima mondiale.
Fino al 1 luglio 2018, Liu Bolin. The invisible man tramite sette cicli tematici, ripercorre la poetica dell’artista. Dalle prime opere della serie Hiding in the City del 2005 fino ai giorni nostri, in un viaggio ideale tra la Cina – con i suoi celebri edifici, i suoi miti, le problematiche sociali – e l’Italia. La mostra si snoda infatti dalle origini al Grand Tour di Liu Bolin degli ultimi dieci anni (dal 2008 ad oggi), racchiuso nel titolo Hiding in Italy, durante il quale l’artista si immerge nei luoghi simbolo dell’Italia, da Milano a Verona, passando per Venezia fino a Roma e alla Reggia di Caserta. Un viaggio che continua nel mondo con la sezione Hiding in the rest of the world, in cui l’artista si fa ritrarre a Londra, Parigi, New York, Nuova Delhi, Bangalore. Nelle tappe di questo itinerario, tuttora in corso, Liu Bolin riesce ad affrontare in maniera neutrale, seppur consapevole, temi sociali di stretta attualità, come la frenesia del consumismo, che emerge in Shelves, o il nodo dell’immigrazione in Migrants, senza tralasciare il glam del Fade in Italy, fino alle Cooperations, ovvero immagini create per campagne pubblicitarie di grandi fashion brand italiani e francesi, dimostrando come l’arte s’intrecci sempre strettamente alla realtà in tutta la sua complessità e contraddizione.