La poesia creativa di Jean Nouvel immagina il National Museum del Qatar ispirato dalle forme sinuose e affascinanti della rosa del deserto diventando pura poesia architettonica che evoca la dimensione silenziosa ed eterna della sabbia, immerso in un fascino ancestrale.
Un’evocazione del deserto e delle sue incantevoli distese di sabbia che si allungano fino al mare: è in questa dimensione di fascinazione e incantevole suggestione che Jean Nouvel interpreta il National Museum del Qatar dedicato alla storia locale. Un’architettura poetica e simbolica che sembra scaturire dalla natura stessa, reinventando la morfologia della rosa del deserto trasposta in un artificio dell’uomo. Un interessante connubio tra natura e architettura in cui la dimensione eterna e silenziosa del deserto diviene parte integrante del nuovo Museo, reinventata attraverso lo spirito moderno e una visione contemporanea. Un capolavoro che si immerge in un luogo di grande valore storico in cui sorge il Palazzo Reale di Sheikh Abdullah bint Jassim Al Thani, in una terra ricca di antiche tradizioni, travolta da veri e propri miracoli economici: il primo, risalente all’epoca romana, legato alla pesca e al commercio delle perle; la scoperta del petrolio, dopo la seconda guerra mondiale, seguita vent’anni dopo dalla scoperta di un altro tesoro, il gas, che hanno trasformato la penisola del Qatar in un importante crocevia internazionale che ha iniziato ad attrarre visitatori da tutto il mondo.
Ed è questa accelerazione inedita il punto di partenza del progetto di Jean Nouvel espresso attraverso la scelta della rosa del deserto come referente formale e creativo: l’insieme di cristalli minerali che si sviluppano solo nelle zone aride è la prima struttura architettonica creata dalla natura attraverso il vento, plasmata per millenni dagli spruzzi del mare e dalla sabbia.
Come racconta Jean Nouvel «mentre passi attraverso i diversi volumi, non sai mai cosa succederà in termini di architettura. L’idea era di creare contrasti: potresti passare da una stanza dall’imponente soffitto chiusa da un disco obliquo a un’altra stanza con un’intersezione molto più bassa, un sistema costruttivo che rende l’interno dinamico e in continua tensione.» In un’autentica utopia creativa, il complesso museale è costituito da grandi dischi curvati, da elementi a sbalzo che si intersecano fino ad assumere la forma di un fiore, in un autentico incastro tra “petali”: un’audace sfida tecnica, innovativa e all’avanguardia immaginata per offrire un’esperienza sensoriale e spaziale, scandita da spazi geometrici interni inediti e inaspettati. Avvolti in una dimensione onirica, i volumi sinuosi, i piani in pendenza, le linee curve creano un gioco di contrasti che sorprendono.
Un altrove in cui immergersi attraversando in un’expertise emozionale la storia del Qatar tra esposizioni, proiezioni, performances: «per quanto riguarda la museografia – continua Jean Nouvel – ho lavorato in stretta collaborazione con il National Museum per inaugurare lo spazio con una serie di film sui diversi aspetti del Qatar e della sua storia. Realizzati da registi e video artisti accuratamente selezionati per il loro talento, le proiezioni sono testimoni sensibili di epoche passate create appositamente per il museo e formattati per adattarsi alla forma e alla scala dei muri su cui sono proiettate.» Ispirato alla geografia locale, il National Museum del Qatar si fa narrazione dell’ambiente circostante non solo nella sua morfologia ma anche nella scelta cromatica: «la pelle dell’edificio è realizzata in cemento rinforzato con fibra di vetro ad alte prestazioni, nello stesso colore beige della sabbia scelto sia per l’interno sia per l’esterno. Dal momento in cui entri – spiega l’archistar – sei colpito dal rapporto tra forma e proporzioni, tra le tematiche e le diverse epoche affrontate… tra la piccola rosa del deserto e l’architettura fuori scala. Per quanto riguarda il deserto, è sempre lì, anche se si è trasformato in qualcos’altro…»
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