Uno speciale documento redatto da Camera Nazionale della Moda Italiana è stato inviato al Governo per tutelare le imprese del settore moda in questo particolare momento di emergenza, dovuto alla comparsa del Covid-19. Sono molti i punti elencati, insieme a due progetti dettagliati, inviati alla Presidenza del Consiglio e ai Ministeri competenti con cui CNMI è in costante contatto, impegnati nell’attuazione di misure economiche per salvaguardare il Paese.
Il settore moda rappresenta la seconda industria del Paese, l’Italia è il primo produttore di moda del lusso al mondo e il primo produttore di moda in Europa. La crisi economica generata dall’emergenza che il nostro Paese sta affrontando, fa sapere CNMI, comporterà per l’industria della moda italiana una serie di conseguenze inattese ed inevitabili nel breve periodo che impatteranno sull’equilibrio finanziario, la continuità produttiva ed occupazionale anche di medie e piccole imprese e realtà di eccellenza artigianale, almeno per tutto l’arco del 2020. Ad essere a rischio è la filiera produttiva che solo l’Italia vanta nel mondo, afferma CNMI, che per tale ragione, fa sapere in una nota, si ritiene che il settore debba essere incluso tra quelli maggiormente colpiti dalle conseguenze del diffondersi del virus impatto COVID-19, al pari di turismo e trasporti.
Queste le proposte avanzate
- Un taglio degli oneri fiscali e sociali delle imprese coinvolte nella crisi per contenere il costo del lavoro.
- Provvedimenti per agevolare una riduzione unilaterale temporanea delle ore lavorative per tutti i dipendenti a tempo indeterminato e determinato fino ad un massimo del 35/40%. Questo per assicurare a tutti occupazione, anche se in forma ridotta.
- Provvedimento di finanziamento di una cassa integrazione speciale per i casi di crisi aziendale più gravi.
- Riconoscimento della situazione di forza maggiore per permettere una auto-riduzione temporanea degli importi dei contratti di affitto fino ad un massimo del 50%, con sospensione delle conseguenze civili che questo comporterebbe (rescissione dei contratti, azioni legali, decreti ingiuntivi etc.). Bilanciare tale misura con l’introduzione di sgravi fiscali per proprietari di immobili commerciali (IMU).
- Ripotenziamento dell’ACE
- Istituzione di un fondo di garanzia che aiuti le banche a dilazionare le scadenze dei mutui, congelare gli interessi e a concedere o aumentare le linee di credito necessarie a superare l’impasse delle probabili crisi finanziarie.
- Introduzione di misure che possano spingere la Pubblica Amministrazione ad accelerare i pagamenti alle imprese, così da immettere direttamente liquidità nel sistema senza passare tramite le banche, aumentando la capacità di tenuta delle aziende stesse.
- Sospensione degli anticipi delle imposte di giugno e di novembre che, alla luce del probabile crollo della redditività delle imprese nel 2020, rappresenterebbero un pericolosissimo aggravio nel loro equilibrio finanziario, creando ulteriori crediti verso l’erario in un momento di difficoltà.
- Introduzione di incentivi fiscali per promuovere il dirottamento delle produzioni verso il Made in Italy.
- Deducibilità doppia degli investimenti in digital marketing, per spingere la sola modalità distributiva che potrebbe non essere così colpita dalla emergenza.
- Aiuti diretti alle piccole medie imprese, anche artigiane, al fine di consentirne una veloce ripresa in modo da non demolire quel tessuto unico che caratterizza il Made in Italy e l’industria al livello mondiale di prodotti di alta qualità.
Ecco i due progetti dettagliati proposti da Camera Nazionale della Moda Italiana:
- Prolungamento della normativa Patent box sui marchi fino al 30 giugno 2021. Questo intervento permetterebbe alle aziende italiane, in particolare quelle del lusso, di difendere il valore dei marchi Made in Italy. Il termine del 30 giugno 2021 è dettato dalle regole OCSE, che hanno concesso di potere inserire i marchi nella normativa Patent box fino a quella data.
- Innalzamento delle percentuali attualmente riconosciute per il credito di imposta ricerca e sviluppo. In particolare: innalzamento della percentuale delle spese in design prevista per il nostro settore dal 6 al 12% e se possibile anche del cap massimo da 1,5 milioni di euro a 3 milioni di euro. Rendere almeno triennale il provvedimento attualmente previsto solo per l’anno 2020.