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E’ impensabile  reagire alla seconda gravissima crisi mondiale negli ultimi dieci anni senza cambiare visione e regole.

La moda che non bisogna dimenticare era già in profonda crisi prima del Covid 19, con aziende in difficoltà per rincorrere la globalizzazione, gli utili in crescita, l’indifferenza montante dei consumatori e la crisi dei megastore. Ha cominciato la  fashion week di New York a dare segnali di cedimento, con brand che hanno annullato la sfilata e altri che l’avrebbero fatto, poi il Covid ha accelerato scelte di cambiamento che erano nell’aria.

Prima Armani  ha  sollecitato a una maggiore riflessione sulla sovrapproduzione di capi, di collezioni, ha spostato poi la sfilata Armani privè da Parigi a Milano, poi   Antony Vaccarello di  Saint Laurent ha abbandonato la settimana parigina. La rivoluzione è forte, interessante, si chiede di cambiare i  ritmi, calendari, una maggiore attenzione ai consumi della produzione. In effetti che senso ha produrre continuamente per poi essere in qualche modo sempre in saldi, fra offerte, outlet, e commerce, in questa pazzia di aumentare i prezzi per rientrare nei costi sperando che i consumatori asiatici e americani tengano fede alle loro promesse di acquisto?

Che follia è abbandonarsi  alla promozione del mondo digitale quando spesso gli interpreti non hanno nessun ruolo, o valore aggiunto da dare al brand? Vogliamo dirla tutta?

La moda si liberi anche del circo che le sta intorno  che lo idolatra e soffoca. Perchè occorre tornare fra i consumatori, non distanziarli, occorre far capire quanto lavoro c’è dietro, perchè un capo nasce e ha  identità, perchè si sceglie un testimonial, un influencer e quest’ultimi non possono nello stesso periodo  essere i protagonisti di dieci brand diversi. Bisogna ritornare a sposare i mondi per i concetti che esprimono . Scelte difficili e radicali ma che in un medio periodo possono riconquistare la fiducia degli acquirenti . Sarebbe utile anche un ragionamento su dove ha portato la ricerca della crescita esponenziale dell’utile a tutti i costi. Una visione ulteriormente distorta da quando i fondi sono entrati nelle aziende spingendo i fatturati a volte  oltre il limite proprio.

Se è vero che sono molto interessanti  le raccomandazioni del Council of Fashion Designer of America e del British  Fashion Council  per creare il sistema sostenibile del domani è anche vero anche che andrebbe scritto un trattato di come la giusta ambizione di crescere deve essere allineata al corretto, rapporto con i lavoratori, con il consumatore che non deve essere accecato come le allodole dalle luci, ma servito possibilmente senza supponenza. Su questi punti Brunello Cucinelli è stato un ottimo portavoce premiato dal mercato.

A rendere ancora più agitato questo mare è ora  Alessandro Michele, visionario romano, segno sagittario  nominato fra i  100 most influential People” del Times nel 2016 , vincitore di svariati premi , a due passi dai 50 anni ha un ‘esperienza invidiabile avendo  lavorato tra Fendi, Le Copains, quindi Gucci sotto la direzione di Tom Ford prima e poi di Facchinetti e Frida Giannini. Un designer che ha subito fatto capire che occorre oggi squartare le abitudini di pensiero, innovare, mischiare, affrontare senza paura il  cambiamento che si espone alla critica ai grandi. Immaginiamo  cosa sono stati  Versace, Moschino, eccetera nella moda degli anni ottanta: dirompenti!

Alessandro Michele ha detto addio alle sfilate, non vuol farsi dettare i tempi dal calendario perchè la creatività,  lo stile devono avere i loro spazi per emergere. Bravo Alessandro Michele perchè finalmente si cambia, e i cambiamenti possono farli solo i coraggiosi. Immaginate quando Fontana si presentò con il suo taglio in una tela spoglia, cosa potevano immaginare il mondo dell’arte di allora. Quante risatine, quanta paura di perdere le proprie certezze. Ecco oggi non c’è tempo per le incertezze e allora ben vengano le parole di un altro romano illuminato e illuminante in un mondo molto spento:

…Ma ci sarà il ballo delle incertezze
E ci sarà un posto in cui perdo tutto
Che per stare in pace con te stesso e col mondo
Devi avere sognato almeno per un secondo
E ci sarà tra la gente che aspetto
Chiunque ha rischiato tutto ed ha perso
Che per stare in pace con te stesso e col resto
Puoi provare a volare lasciando a terra te stesso

(ballo delle incertezze – Ultimo)