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Luca Guadagnino presenta a Venezia 2020 il suo nuovo film Salvatore – The Shoemaker of dreams. Il documentario racconta la vita e la carriera di Ferragamo.

Uno dei film più attesi della 77esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, seppure presentato fuori concorso, si è finalmente mostrato al pubblico. Salvatore – The Shoemaker of dreams è l’ultima opera di Luca Guadagnino, che al Festival porta anche il cortometraggio Fiori, Fiori, Fiori!, realizzato subito dopo il termine del lockdown.  A rubare gli occhi è però il racconto visivo dedicato a Salvatore Ferragamo. Il film miscela efficacemente la puntualità rigorosa del documentario con l’afflato sognante del racconto romanzato, che salta temporalmente da un momento all’altro della vita dello stilista.

Un genio della moda e dell’imprenditoria, che ha però vissuto da eterno outsider. Prima a Bonito, paese nei pressi di Avellino, dove confezionava scarpe per la sorella; poi a Napoli dove ha imparato il mestiere, fino a New York e in seguito Hollywood dove si è consacrato. Ovunque è stato, Ferragamo è riuscito a lasciare la propria impronta, cambiando forma alla sua vita e all’intero universo delle calzature.

Il documentario, per ricostruirne la parabola, si affida alle interviste alla famiglia e agli storici della moda. Ma soprattutto poggia sul materiale di archivio, bozzetti e brevetti che testimoniano la nascita e l’evoluzione di alcune delle sue creazioni più celebri. Indimenticabili, per esempio, il tacco di tappi di sughero o quelli a gabbia di fili di metallo.

Sul red carpet si sono presentati, insieme al regista, anche due dei sei figli: Giovanna e Leonardo.

Perché difatti i protagonisti dell’opera sono loro, la famiglia. Sono le loro testimonianze che rendono vivo e vero il documentario. Tanti gli aneddoti presenti: per esempio, era Salvatore stesso a confezionare le scarpe per tutta la famiglia. Sembra però che i bambini si vergognassero delle scarpe troppo fantasiose realizzate dal padre, poco omologate con le loro patchwork colorate e lo stile troppo originale.

L’atmosfera familiare sembra aver coinvolto anche Guadagnino, che ha dichiarato di essersi riconnesso con la propria intimità durante questo film. Forse perché, a ben guardare, il suo percorso presenta singolari analogie con quello di Ferragamo. Entrambi meridionali, sono stati costretti a muoversi per trovare se stessi e la propria via per esprimersi. Curioso poi che per tutti e due l’approdo finale sia stato il cinema e Hollywood.

Da segnalare infatti il legame che unisce la vicenda di Ferragamo proprio al mondo del cinema. Difatti egli ha contribuito con le sue creazioni a rendere Hollywood il leader nel mondo cinematografico che oggi conosciamo. Nel periodo trascorso in California, lo stilista ha collaborato con Chaplin, Griffith, Mary Pickford e Douglas Fairbanks, pionieri del cinema americano.

Il rapporto sembra testimoniato anche dalla presenza di Martin Scorsese nel film: «Non trovò se stesso, creò se stesso», dice nella pellicola. Il racconto, inoltre, è narrato in prima persona da Michael Stuhlbarg (il papà di Chiamami col tuo nome) e trova le voci di critici cinematografici e altri grandi personaggi. Tra questi la mitica costumista Deborah Nadoolman ideatrice del look di Indiana Jones e Michael Jackson nel videoclip Thriller: «Ho un paio di suoi stivali ricamati che lui realizzò negli anni ‘60 con inserti di raso cinese».

Divertente ed eloquente anche la chiosa di Cecil B. DeMille, regista de I dieci comandamenti (1956), che nel documentario esclama, riferendosi all’arte di Ferragamo: «Il West sarebbe stato conquistato prima con stivali come questi!».

Forse non ha conquistato il West, ma sicuramente possiamo dire che, pur partendo dai piedi, Ferragamo è riuscito a volare alto.