La musica e le note di Betty Davis si uniscono al metallo plasmato da Kennedy Yanko. L’artista americana è alla sua prima mostra in Italia, ospitata dalla Galleria Poggiali di Milano dal 24 settembre al 20 novembre 2020.
Il metallo è più imprevedibile di quel che si può pensare. Nasconde in sé un’anima più irrazionale di quel che la sua sostanza materiale lascia intendere. Accade anche, allora, che il rame e altri materiali di riuso possano misteriosamente fondersi alla musica, assorbendo note che continuano poi a suonare al suo interno.
Per questo non è possibile vedere quel che lega le sculture di Kennedy Yanko all’opera di Betty Davis. Il loro legame è arbitrario e spontaneo, risiede nel gesto della creazione e non in un’immagine simbolica che leghi la scultura al suo contenuto.
Per comprendere le ragioni di questo legame è necessario indagare la figura di Betty Davis. Cantante e attivista, l’artista è diventata negli anni Settanta punto di riferimento per il movimento di emancipazione femminile e afroamericano. Ancora oggi rimane un simbolo di ribellione verso le regole e le convenzioni ingiuste della società, di indipendenza e riscatto sociale.
Così Kennedy Yanko dedica la serie di opere esposte alla Galleria Poggiali alla cantante, legando ognuna di queste al titolo di una canzone di Betty Davis. Lo stesso nome dell’esposizione, Because it’s in my blood, è preso in prestito dalla canzone F.U.N.K, contenuta nell’album Nasty Gal del 1975.
Il metallo è composto di atomi come il resto della materia e ha la capacità di mutare, trasformarsi e cambiare.
Kennedy Yanko
Tanto che le opere appaiono difatti mutevoli e cangianti, tese tra la dura ruvidità del metallo e la dolcezza ingannevole del lattice monocromo. Sembrano drappi, queste ultime, incastonate in carcasse antiche, recuperate da abissi lontane, che vengono esposte a parete in un cortocircuito sensoriale che invita l’osservatore alla riflessione.