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La nuova mostra di Fondation Valmont a Venezia  fa immergere nel sogno della libertà, della fuga dalla realtà e del movimento. I cinque artisti – Didier e Valentine Guillon, Stephanie Blake, Silvano Rubino, Isao, e  l’artista Gayle Chong Kwan sono stati infatti chiamati ad esprimersi con il mezzo della moving image nel contesto di una Venezia immaginaria che diventa una nuova Neverland.

“Nascere è naufragare su un’isola” Peter e Wendy, 1911, J. M. Barrie

L’ispirazione: Peter Pan 

Raramente la quotidianità è paradisiaca. La notte, però, si può sognare… Tutti abbiamo bisogno di una via di fuga, di un luogo in cui ritirarci con la mente per distaccarci dagli impegni del presente, dai rimorsi del passato e dalle angosce per il futuro.

Peter Pan incarna meglio di chiunque altro questo desiderio di evasione e  libertà. Ma Peter è metà umano e metà uccello. Per noi tutti, umani adulti, gli spazi liberi sono solo briciole di tempo in una gabbia di bisogni reali o autoimposti e non possiamo, come lui, sorvolare una libertà posseduta una volta per tutte. Per noi il tempo non è infinito.

Possiamo trovare quello che è andato perso e prendere quello che abbiamo trovato. Andare e tornare dall’isola che non c’è. Una volta dopo l’altra… almeno fino a quando non avremo smesso di cercare. Il problema è che a volte, semplicemente, ci dimentichiamo come i bambini guardano il mondo.

Peter è sempre alla forsennata ricerca di nuove avventure, perché quelle precedenti vengono vissute e dimenticate nello stesso istante, andando così a formare un flusso presente senza soluzione di continuità e quindi senza momenti di distacco per contemplare le esperienze. Questa possibilità, infatti, appartiene solo al mondo degli adulti, ma non a quello di Peter Pan. È per questo che Peter può dimenticare anche l’amata Wendy o il temibile capitan Uncino, senza intaccare la propria identità.

Peter Pan, quindi, non è, come molti danno a intendere, il paradigma dell’artista rimasto in contatto con il proprio immaginario infantile. È più l’allegoria di una regione dionisiaca, governata dall’ambiguità di un costante rovesciamento dei valori (Peter può cambiare campo in battaglia da un momento all’altro) e dal desidero di forza di un ego puerilmente indomabile, scevro di qualunque pretesa di responsabilità. Ed è esattamente questa regione che ogni artista, se vuole diventare tale, deve attraversare, per poi guardarla dal retrovisore: Peter Pan, così come Medusa, non può essere fissato negli occhi.

In  Peter Pan La nécessité du rêve,gli artisti si sono cimentati con un preciso medium, ossia l’immagine in movimento.

Le quattro installazioni di immagini in movimento sono ispirate ad un  tema afferente alla figura di Peter Pan, declinandolo con la massima libertà.

STEPHANIE BLAKE ha affrontato il tema della libertà, intesa come distacco dalla responsabilità del singolo e come capacità di dimenticare.

DIDIER E VALENTINE GUILLON hanno invece esaminato il tema dell’ambivalenza e dei cambiamenti di stato tra le opposizioni binarie della logica adulta.

SILVANO RUBINO Ha trattato il tema dell’infinito, della temporalità circolare e della pulsione del desiderio.

ISAO si è visto assegnare il tema dell’equilibrio della creatività all’interno di un campo delimitato dal caos anarchico e dalla rigidità della forma.

Palazzo Bonvicini
Calle Agnello 2161/a
Venezia dal 23/04/2022 al 26/02/2023

Ingresso libero

Dal lunedì alla domenica – dalle 10:00 alle 18:00
per informazioni e prenotazioni:
+39 041 805 0002 – info@fondationvalmont.com

E’ in questo contesto di ricerca e incontro tra arte e bellezza che si collocano le residenze Valmont come Residenze fuori dal tempo.

Il connubio tra arte e bellezza è la visione principale di  Didier Guillon, l’ imprenditore svizzero francese- curatore, filantropo, collezionista d’arte e artista, Presidente e  Direttore d’arte del Gruppo Valmont dal 1990. Condividendo la sua visione dell’estetica, Didier dedica la sua passione per l’arte di sublimare creando edizioni molto limitate di raffinati packaging per accogliere formule eccezionali. Nel 2015 Didier Guillon dà vita alla Fondation Valmont un’ istituzione che ospita la sua collezione e si dedica alla promozionedell’arte contemporanea sostenendo i giovani artisti.Nel 2018 Palazzo Bonvicini è diventata la sede principale di Fondazione ValmontLe mostre che si tengono in questo tipico palazzo veneziano del XVI secolocontribuire in modo significativo alla scena artistica veneziana presentandoogni anno progetti collettivi. Didier Guillon condivide la sua passione perarte… di generazione in generazione…

Al di là quindi dell’attenzione sul corpo, il brand ha deciso di offrire un momento di ristoro anche alla mente. Il tempo è un bene prezioso, per questo il Gruppo ha voluto creare per i propri ospiti quattro bolle fuori dal tempo, dove la mente viene rapita dall’alchimia tra la genuinità rustica degli ambienti e le opere di arte contemporanea selezionate con cura. Rilassarsi diventerà naturale.

When Art and Beauty meet Hospitality”

Le quattro residenze prendono il nome dai figli di Sophie Vann Guillon et Didier Guillon; ognuna si trova in un luogo carico di significato per il Gruppo e rappresenta un modo di intendere l’art de vivre. La tranquillità delle Alpi svizzere per lo Chalet Capucine a Verbier, lo sciabordio delle onde per Villa Valentine a Hydra (Valentine collabora con il padre nella meravigliosa installazione “BLESSING IN DISGUISE) nelle isole Saroniche, il fermento catalano per Casa Maxence a Barcellona e infine l’onnipresenza dell’arte per la Résidence Bonvicini di Venezia. Anche se la Résidence Bonvicini conserva il nome degli antichi proprietari, si vede già chiaramente l’impronta di Didier Guillon, che l’ha resa la punta di diamante delle Résidences Valmont.

La Résidence Bonvicinisi trova nel cuore di Venezia ed è stata inaugurata per gli amici del Gruppo nel novembre 2021.Come in tutte le Résidences Valmont, i mobili e le opere d’arte sono state selezionate nei minimi dettagli in modo da creare una tensione tra il patrimonio storico dell’edificio e la contemporaneità degli arredi.

I visitatori della Résidence Bonvicini saranno affascinati dall’onnipresenza dell’arte all’esterno e all’interno, grazie alla selezione di artisti contemporanei di diversi stili e origini. Gli ospiti potranno approfittare dei piccoli piaceri di Venezia, come passeggiare al tramonto sul bordo della laguna, ammirare all’opera gli artigiani veneziani nei loro laboratori oppure contemplare il fasto della Serenissima, le sue chiese e palazzi e visitare il Fondaco dei Tedeschi, tempio dei grandi brand del lusso a qualche passo dal ponte di Rialto.

Lo splendore ritrovato

Una grande ristrutturazione iniziata nel 2019 ha restituito ai veneziani l’anima di questo palazzo. La Résidence Bonvicini si trova proprio sotto il tetto e permette di osservare la struttura della capriata originale, ridipinta con una vernice all’acqua di colore verde menta che ricorda il verde della laguna e gli stucchi della sede della Fondazione Valmont. La sala riunisce influenze e oggetti diversi, provenienti dai viaggi della famiglia Guillon; così, gli arredi italiani incontrano statue baulé scolpite da artisti africani.

Un atelier creativo è stato disposto sotto la capriata, rivestita con paramenti blu, giallo Napoli e rosa pesca che rimandano ancora una volta agli stucchi della sede della Fondazione Valmont. Il motivo si ispira invece alle geometrie delle case francesi medievali. Gli arredi

Gli arredi uniscono oggetti di antiquariato e di design, creando così un ponte tra passato e presente che si integra alla perfezione in questo lussuoso appartamento veneziano. Il balcone regala una vista mozzafiato sui tetti di Venezia e in lontananza si può scorgere la Basilica di San Marco, con il suo leggendario campanile e le cupole che ci invitano alla contemplazione.

L’arte al centro della Residence Bonvicini

La Résidence Bonvicini ospita una trentina di opere di artisti di stili e discipline diverse. Ritroviamo molti artisti cari a Didier Guillon, che continuano a ispirare le sue creazioni.

L’opera di Sophie Westerlind, Vangelis Kyris e Anatoli Georgiev. Questa coppia di ritrattisti lavora in assoluta sintonia e fa della simbologia dei vestiti tradizionali e delle uniformi il filo conduttore delle loro opere.Gli ospiti potranno ammirare i paesaggi immaginari di Silvano Rubino, dove opere d’arte si affiancano a architetture fantasiose, le lavorazioni del vetro create dalla mano di Leonardo Cimolin e il linguaggio eclettico di Aristide Najean, l’eco dell’Abruzzo di Ivan Barlafante, le onde ipnotizzanti di Sol Lewitt, le meditazioni sulla natura di Yves Lévêque e le esplosioni di colori e di materiali di Pavel Roučka.

Troviamo anche uno dei simboli di Didier Guillon: il cubo (la cage in francese) , traslato sotto forma di mosaici in pasta di vetro realizzati dal laboratorio veneziano Orsoni, una delle più antiche fornaci veneziane di mosaici.