Mondi popolati da oggetti fantastici, personaggi mitologici e mostri che diventano amichevoli e ci fanno compagnia nelle nostre case. Vasi, specchi, tavoli e ceramiche con grafiche primitive e colori texturizzati. È il mondo di Elena Salmistraro, designer e artista di Milano, classe 1983.
Hai appena firmato una collezione di gioielli per Alessi, dal nome Venusia.
Venusia è una variante del nome Venere, dea della bellezza: vuole raccontare lo stretto legame degli esseri umani con gli elementi ornamentali per il corpo, che esiste da sempre nelle religioni, nei riti e nelle culture primitive. È stato molto bello, perché ho avuto l’opportunità di lavorare con calma, non in velocità come spesso accade, per arrivare al gioiello perfetto, che non è facile da ottenere senza uno studio approfondito anche del corpo. Vedi il risultato finale, ma il processo è stato difficile, cercando il bilanciamento tra l’effetto di leggerezza e il peso del metallo.
Un mondo nuovo per Alessi, che conosciamo per la tavola e la casa.
In realtà avevano già realizzato alcuni gioielli, come la collana Fiato sul collo di Mario Trimarchi; è un tema a cui Alberto Alessi tiene molto. Ma mai un’intera collezione di 13 pezzi, che sarà ampliata con nuove colorazioni – il contrasto oro e nero potrebbero virare in alte leghe metalliche.
E la prima volta per te.
Quando ero giovanissima, avevo disegnato gioielli di carta, ma non si potevano indossare. Questa è davvero la mia prima volta, e anche la prima con Alessi, un’azienda che festeggia il centenario e ha collaborato con i grandi della storia del design. Sono felice!
La collezione non vuole entrare in competizione con il mondo della gioielleria: è da officina, lastra tagliata al laser. Quando Alessi mi ha chiamata, mi ha mostrato come punto di partenza una lastra puntinata: l’ispirazione è stata la granulazione etrusca, una tecnica antichissima molto minuziosa. I gioielli che ne sono scaturiti hanno quell’aspetto primitivo, che è un tema che utilizzo spesso, ma rivisto in chiave contemporanea, che è l’altro aspetto del mio lavoro. Mi piaceva l’idea di richiamare il passato, di intendere i gioielli come se fossero delle piccole armature con un potere apotropaico, che tengono lontani gli influssi maligni. Sono dei talismani, dei porta fortuna.
L’anno scorso hai firmato una capsule di abbigliamento per Marella.
Per me è naturale muovermi tra le varie discipline, perché è qualcosa che ho imparato nel tempo, è la mia formazione. Ho studiato i primi tre anni Fashion Design al Politecnico di Milano, poi ho ricominciato da capo e mi sono laureata in Disegno Industriale sempre al Poli. Nel mio lavoro c’è contaminazione, prima con l’arte, perché ho fatto il liceo artistico, poi con la moda e il design.
L’intervista completa è su Posh n.103