“La nostra terra è solo un puntino tra un milione di stelle nel cosmo / I puntini sono la strada per l’infinito”, dice la giapponese Yayoi Kusama, una delle artiste più celebri della scena contemporanea, alludendo alla sua visione del mondo singolare e caleidoscopica.
Nata nel 1929 a Matsumoto, in tempi di crisi economica e di un nazionalismo sempre più invasivo, cresce nei confini di un ordine borghese molto tradizionale, in una famiglia agiata che voleva per lei un futuro di moglie e madre, obbediente,
con un ruolo definito e tutti i limiti che esso impone. Invece di iscriversi alla scuola di “buone maniere” come prestabilito, Kusama comincia a studiare arte, perfezionando la sua ribellione alla fine degli anni ‘50, quando decide di partire da sola per New York, che lascerà poi negli anni ‘80, per ricoverarsi in un ospedale a Tokyo, dopo un crollo psicologico.
La mostra dedicata a Kusama al Tate Museum di Londra si apre proprio con una serie di fotografie che raccontano la sua storia, uno sguardo esterno per cominciare a immergersi in quello che è stato, e continua ad essere nel suo nono decennio di vita,
il suo vissuto biografico e artistico. Inaugurata nel giugno del 2021, l’esposizione è stata prolungata fino all’11 giugno del 2023 a causa dell’elevata richiesta di visitatori, specialmente in questo periodo successivo al lockdown.
La prima opera che lo spettatore incontra, cominciando la sua immersione nel mondo di Kusama, è “The Universe as Seen from Stairway to Heaven”, realizzato in diverse versioni dall’artista a partire dagli anni ‘60 newyorkesi.
Una scultura a specchio, che attrae lo spettatore con una serie di fori, e gli consente l’accesso alla moltitudine di forme e colori che compongono l’immaginazione di Kusama, uno spazio che sembra non finire mai.
Proseguendo, una porta nel buio accompagna i primi passi dello spettatore verso un’esperienza metafisica, “Chandelier of Grief” (2016-2017), corridoi oscuri alternati a centinaia di migliaia di luci che si riflettono sul pavimento,
dando la percezione di uno spazio infinito, e un alternarsi di emozioni contrastanti, che invita a riflettere sulla vita e sulla morte, sul dolore e sul lutto.
La mostra prosegue con “Walking Piece”, una serie di fotografie del 1966 che ritraggono Kasama mentre cammina per le strade di New York, vestita con abiti tradizionali giapponesi.
Un’opera senza tempo, che esplora il sentimento di alienazione provato da una donna artista, di discendenza giapponese, in una cultura patriarcale e discriminante che, ancora oggi esiste.
La mostra ospita poi due delle più grandi installazioni dell’artista, le Infinity Mirror Rooms, che alludono all’incarnazione trascendentale dello spettatore nell’artista. Stanze buie, illuminate da luci LED di diversi colori, connesse in sequenze infinite: riflettendosi sulle passerelle a specchio e sul sottile strato d’acqua che le circonda, Kasama sposta l’attenzione sullo spettatore stesso, che sentirà, come lei, stupore e ansia, la sensazione di perdersi nell’infinito.
Dalla pittura alla performance art, dalla letteratura alla politica, dal dipingere corpi nudi al disegnare vestiti, Yayoi Kusama ha sempre documentato tutto della sua vita e della sua carriera, fin da quando era adolescente. I suoi famosi pois giganti, l’aggregazione quasi ossessiva di oggetti ripetuti all’infinito, accompagnano diverse generazioni, in un processo di fusione con l’universo, che può suscitare panico e meraviglia.
- Inaugurata nel giugno del 2021, la mostra è stata estesa fino all’11 giugno del 2023 a causa dell’elevata richiesta, specialmente in questo periodo successivo al lockdown.
La prima opera che lo spettatore incontra, cominciando la sua immersione nel mondo di Kusama, è “The Universe as Seen from Stairway to Heaven”, realizzato in diverse versioni dall’artista a partire dagli anni ‘60 Newyorkesi. Una scultura a specchio, lo spettatore viene attratto da una serie di fori, l’accesso alla moltitudine di forme e colori che compongono l’immaginazione di Kusama, uno spazio che sembra non finire mai.