A Palazzo Reale di Milano ritorna la mostra di Valerio Adami, (fino al 22 settembre 2024, ingresso libero), dopo una lunga assenza durata quasi quarant’anni. Il pittore nato a Bologna nel 1935 è uno dei massimi esponenti della pittura espressionista italiana. Il suo lavoro è stato molto influenzato dall’opera di Francis Bacon e anche da una pittura astratto – gestuale e dalla Pop-Art americana, in particolare quella di Roy Lichtenstein. Adami da queste influenze, ha poi sviluppato una sorta di racconto a fumetti fantastico e ironico. Interni spersonalizzati in cui sono disposti oggetti banali, assunti come simboli, anche sessuali, della modernità. La mostra traccia il percorso dalla sua formazione segnata dall’incontro folgorante con Felice Carena, a Venezia con Oskar Kokocha e in seguito da Achille Funi, il suo maestro all’Accademia di Brera, e altri personaggi illustri del Novecento.
Il suo stile, impossibile da catalogare poiché convivono diversi movimenti della storia dell’arte, si distingue nell’uso di una materia cromatica in stesure piatte, lisce e continue, dentro le nette recinzioni nere del disegno. La critica francese afferma che Adami è l’esponente della cosiddetta Figuration Narrative, definizione che non piace a molti poiché appare assai riduttiva per un intellettuale acutissimo, pittore tra i più riconoscibili della sua generazione. La pittura di Valerio Adami è colta e raffinata ma anche pop, snob, con forme semplificate da una linea nera, dai colori acrilici accesi e piatti, dai tratti anche spigolosi, segni netti carichi di riferimenti letterari, mitologici e filosofici, in cui il corpo umano, seppure scomposto, resta al centro delle sue osservazioni.
La mostra antologica di Palazzo Reale comprende oltre una settantina di opere e circa cinquanta disegni dal 1957 al 2023, dall’Espressionismo alla Pop Art, da Francis Bacon a Roy Lichtenstein. L’andamento della mostra è cronologico, a parte alcune varianti, come in uno spazio dal titolo “Valerio Adami. Pittore di idee”, a cura di Marco Meneguzzo e con il coordinamento di Valeria Cantoni Mamiani, presidente dell’Archivio Valerio Adami (fondato nel 2021).
Le opere di Adami esposte vanno dai primi lavori degli anni Sessanta, influenzati dall’Espressionismo, poi dominati dalle linee nere, che nobilitano la Pop Art in maniera assolutamente originale, fino ai contenuti ‘concettuali’ quando l’artista bolognese rielabora una sua tecnica pittorica del cloisonnisme, ovvero nel tendere i colori sul dipinto in vaste campiture omogenee, racchiudendoli entro i limiti di contorni netti: una tecnica del Medioevo che si riconosce nella realizzazione delle vetrate gotiche, in cui i contorni delle figure formano dei compartimenti (cloison), linee che contengono singoli pezzi. La tecnica del cloisonnisme fu poi ripresa negli anni Ottanta del Ottocento da Emile Bernard, Louis Anquetin e Paul Gauguin nella sua celebre Visione dopo il sermone e dalla Scuola di Pont Aven.
Nelle due prime sale della mostra ci sono le opere degli esordi: La giostra (1957) mentre nella terza sala sono esposti i grandi dipinti degli anni Settanta e qualcuna del decennio successivo. La quarta sala, non cronologica e intimista, raccoglie i ritratti che Adami ha realizzato nel corso del tempo dei suoi maestri di vita. Le sale successive espongono opere degli ultimi decenni. Nel passaggio tra una sala e l’altra le mura sono ricoperte con i recentissimi ritratti ideali dell’artista, realizzati prima della sua antologica, opere che dimostrano chiaramente la feconda attività creativa di Adami.
L’esposizione è arricchita da un documentario Valerio Adami, il pittore di poesie, prodotto da Artery Film, con la regia di Matteo Mavero e la partecipazione dello stesso Adami e dei suoi amici filosofi e artisti, che sarebbe stato meglio collocare in una saletta a parte per fruirlo al meglio, immersi nel buio e comodamente seduti. «Disegnando, la mia attenzione raggruppa prima tutte le linee verticali e poi tutte quelle orizzontali», spiega Valerio Adami, «Se l’oggetto viene dalla zona dell’emozione, sarà diverso da quello che viene dalla conoscenza. Le nostre emozioni scaturiscono spontaneamente come davanti allo spettacolo di un tramonto».