Il 2025 segna un anno cruciale per Giorgio Armani, una delle ultime roccaforti di indipendenza nel panorama della moda globale, dominato ormai da conglomerati onnipotenti. L’azienda, fondata insieme a Sergio Galeotti nel 1975, festeggia mezzo secolo di vita, mentre la linea di alta moda Armani Privé, presentata a Parigi per la prima volta nel gennaio 2005, celebra vent’anni. A completare il quadro delle celebrazioni, il Silos, il grandioso spazio espositivo in via Bergognone a Milano, compie dieci anni.
Nonostante i novant’anni compiuti, Armani si dimostra energico e visionario, restando poco incline alle celebrazioni autocelebrative. Le indiscrezioni parlano di una mostra su Armani Privé in arrivo al Silos in primavera, mentre il cinquantesimo anniversario del marchio potrebbe essere festeggiato nell’ultimo trimestre dell’anno. Tuttavia, dettagli ufficiali scarseggiano, mentre lo stilista prosegue la sua traiettoria creativa con rinnovata rilevanza, soprattutto tra i più giovani, attratti dal fenomeno “quiet luxury” e dal revival anni ’90, che ha riportato in auge i suoi volumi liquidi e le sue palette neutre.
Armani, tuttavia, non si è mai definito “quiet”, e ha espresso critiche dirette su tale fenomeno. Ciò non gli impedisce di capitalizzare sulle tendenze, con progetti agili e contemporanei che rinnovano il suo linguaggio estetico senza cadere nella nostalgia. Ne sono esempio la capsule “That’s So Armani”, lanciata a Parigi lo scorso 23 febbraio, e la collaborazione con Kith, fondata sugli archetipi del suo stile iconico.
L’unicità del marchio Armani risiede nella sua coerenza stilistica, capace di attraversare generazioni, offrendo una visione estetica che diventa un’espressione individuale per chi la indossa. “That’s So Armani”, pur pensata per il pubblico maschile, si inserisce nella sua consolidata visione genderless, come dimostra la campagna pubblicitaria che include uomini e donne.
L’Evoluzione di Armani: Tra Industria e Alta Moda
Armani ha sempre operato in una dimensione personale, coerente nell’essenza ma versatile nell’applicazione, spaziando dall’esclusività alla diffusione popolare. Pioniere della moda industriale, ha introdotto il concetto di diffusion line con Emporio Armani, sembrando inizialmente distante dai rituali e dall’estetica dell’alta moda. Tuttavia, anche in quest’ambito ha lasciato un segno indelebile, con soluzioni stilistiche che molti hanno poi imitato.
Con l’alta moda, Armani ha ampliato il suo raggio d’azione, scegliendo Parigi come palcoscenico per le sue creazioni più artistiche. In merito alla scelta della capitale francese, afferma: “Sfilare a Parigi è un po’ come una laurea. Questo non sminuisce Milano, ma è innegabile che la cultura della moda come forma artistica sia più radicata nel pensiero francese rispetto a quello italiano, più legato all’industria. L’alta moda non potevo immaginarla altrove.”
Dalle passerelle dei più prestigiosi musei e palazzi parigini, fino a Palazzo Armani, lo stilista ha saputo creare un contesto capace di valorizzare il suo lavoro. Sorprende la sua passione ancora inalterata, la determinazione nel lanciarsi in nuove sfide, suggellata da un’affermazione emblematica: “Creare è la mia ragione d’essere nel mondo”. E con questo spirito, Giorgio Armani continua a tracciare il suo percorso nella storia della moda.