Fabio Viale riesce a miscelare passato e presente, icone storiche e problemi attuali, in una cornice espositiva d’eccezione.
La bellezza classica del marmo e lo stile provocatorio del tatuaggio. Due elementi all’apparenza distanti, ma che nell’estate di Pietrasanta trovano perfetta sintesi nelle sculture di Fabio Viale. Artista apprezzato in Italia e all’estero, Viale ha da poco inaugurato Truly, mostra dislocata tra la Chiesa di Sant’Agostino e la Piazza del Duomo della città toscana.
Uomo e natura, leggerezza e solidità, candore e colore. Fino al 4 ottobre circa 20 opere testimoniano questo iconico connubio di elementi opposti. Alla base della poetica dell’artista la contrapposizione tra l’immutabilità del gusto classico, codificato in epoca ellenistica, e il linguaggio in continuo aggiornamento dei tatuaggi. Per questa mostra l’artista ha infatti tratto spunto dallo stile Trap contemporaneo e da alcune influenze sudamericane per decorare i suoi lavori. Così, per esempio, Souvenir David rilegge la scultura di Michelangelo decorandolo secondo i più audaci codici moderni.
Organizzata in collaborazione con la Galleria Poggiali, che sostiene l’artista, la mostra presenta una miscela di opere storiche e inedite dell’artista. Iconici, ormai, i due pneumatici marmorei che compongono la scultura Infinito. Mentre sorprende Le tre Grazie, il nuovo gruppo scultoreo raffigurante tre donne musulmane che presentano un burka integrale. Solo un occhio rimane libero da questa imposizione coatta.
In questo rincorrersi di storia e novità irrompe all’improvviso un dubbio:
È più antico il tatuaggio o l’arte classica?
Una domanda all’apparenza scontata, ma che gradualmente rivela le sue sorprese. Alcune testimonianze collocano infatti la nascita del tatuaggio al 3.000 a.C., dunque antecedente al gusto ellenistico. Una chiave di lettura che rende ancora più interessante un’esposizione da non perdere.