Dior alla conquista del Giappone.
Per l’apertura del nuovo store a Ginza, maison Dior pensa in grande e mette in valigia una serie di eventi che, a partire da oggi, portano il marchio francese ad issare una nuova bandiera in territorio giapponese. Si parte con un live show e la presentazione della collezione dedicata all’haute couture per la Spring Summer 2017 con tanti nuovi abiti realizzati per l’occasione da Maria Grazia Chiuri e l’anteprima della Pre-Fall uomo, disegnata dal direttore della linea homme, Kris Van Assche.
Al centro del progetto “Dior In Japan” c’è la visione di un territorio che si muove tra la tradizione e innovazione che, per la moda, equivale al rispetto dell’heritage in un’ottica che sta a metà strada tra futuro e modernità. Per Dior, quello con il Giappone è un forte legame che prosegue da molto prima del 1998, anno in cui il marchio aprì la sua prima boutique in territorio nipponico. Un luogo per Christian Dior di pura ispirazione.
Quei paesaggi lo hanno circondato da bambino con le opere della ricca dimora familiare, accompagnandolo sino alla ricerca della cifra stilistica delle collezioni dei primi anni Cinquanta. Due su tutti: il completo rinominato Jardin Japonais e le contaminazioni del balletto con la veste/kimono realizzata per la ballerina Margot Fontayne nel ’54. Un legame perdurato anche dopo la prematura scomparsa. Memorabili gli origami e le tipiche stampe Hokusai di John Galliano e la sua Haute Couture della Primavera-Estate 2007. Poi fu Raf Simons ad ispirarsi alla capitale giapponese trasferendo l’energia metropolitana di Tokyo nella sfilata dell’Autunno 2015. Ora il team capitanato da Maria Grazia Chiuri.
Assieme a lei ed Assche, atterrano infatti in oriente anche Victorie e Cordelia de Castellane, rispettivamente direttore creativo di Baby e Maison Dior la prima, della gioielleria la seconda e Soizic Pfaff, da oltre vent’anni custode, curatrice e detentrice dei segreti dell’archivio Dior.
Un marchio che è un caposaldo, una vera influenza per lo stile e la moda giapponese. Un immaginario che è andato a stratificarsi dal non troppo lontano 1959, quando la principessa Michiko convolò a nozze in un regale ed occidentalissimo abito realizzato da Christian Dior. Si è letteralmente radicato nella cultura giapponese, arrivando a proporre una lunga serie di iniziative che hanno invitato e tutt’ora invitano artisti a dare la loro interpretazione di quello che è il mondo Dior. Visione che ora si specchia e si confronta con l’opinione e un nuovo capitolo di un amore giapponese, scritto dai direttori delle linee principali, nell’era Chiuri.