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Il G-KELT di Acropolis Aviation ha uno degli interni più opulenti e tecnicamente avanzati di qualsiasi jet privato, e anche uno dei più spaziosi.

Cosi bello e accogliente che dopo un’ora di volo potresti dimenticare di essere su un aereo. Ecco il nuovo G-KELT di Acropolis Aviation ACJ320neo.

L’ampia cabina del jet privato è splendidamente arredata con pelle pregiata e lavorazioni in legno, lampade su misura e opere d’arte originali. C’è anche una suite principale con letto king-size e bagno privato con rifiniture in marmo e una doccia.

Acropolis afferma che i clienti possono utilizzare il jet per il trasporto di capi di stato o come sala riunioni aviotrasportata con un’autonomia di 6.000 miglia nautiche, in grado di viaggiare da New York a Tokyo o da Londra a Seattle, in un solo salto.

Il G-KELT progettato da Yves Pickardt di Alberto Pinto Design, può ospitare fino a 19 persone.

L’azienda afferma inoltre la possibilità di volare ininterrottamente per più di 13 ore e questo ha spinto Pickardt a considerare ulteriori comfort di bordo come una lounge a pianta aperta, una sala da pranzo e un’area conferenze, sedili trasformabili in letti e una cambusa che assomiglia una cucina gourmet.

Gli interni, realizzati su misura, hanno visto la collaborazione di AMAC Aerospace. “La collaborazione è iniziata molto prima che l’aereo arrivasse a Basilea”, afferma Waleed Muhiddin, direttore dello sviluppo commerciale e del marketing di AMAC. “Abbiamo passato più di un anno a dare il nostro contributo per mettere a punto il design in modo che il proprietario potesse realizzare i suoi desideri”.

Il design progettato da Pickardt è stato davvero ambizioso, prevedeva infatti abbondanti quantità di materiali in legno, marmo e persino specchi di vetro. Pertanto, gli ingegneri AMAC hanno sostenuto ogni sedile e paratia con alluminio leggero e hanno reso i rivestimenti esterni e i materiali di superficie più sottili possibile. “Abbiamo creato sottili strati di vetro per gli specchi del bagno e li abbiamo installati su substrati a nido d’ape”, afferma Muhiddin. “Abbiamo fatto lo stesso con il lavandino in marmo, anche se era più spesso dello specchio.”