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In un’epoca in cui la quantità è preferita alla qualità e il desiderio di piacere a tutti sembra essere quasi più importante del saper restare coerenti a se stessi, la famiglia Damiani ci offre un meraviglioso esempio di come tradizione possa significare anche innovazione. Ce lo racconta Silvia Damiani, vicepresidente del Gruppo Damiani

Non possiamo non parlare dell’anniversario che festeggerete il prossimo anno: i 100 anni dalla fondazione della Maison nel 1924, un traguardo importante…

Si dice solitamente che la prima generazione crea, la seconda sviluppa ma la terza distrugge. Per fortuna non è questo il caso. Insieme ai miei fratelli abbiamo lavorato, stiamo lavorando e continueremo a lavorare per far crescere sempre di più quest’azienda. Cento è un numero particolare, un traguardo ma anche un punto di partenza per poter andare avanti e costruire ancora di più il futuro di Damiani. Particolarità della nostra azienda, del resto, è quella di essere l’unico marchio di gioielleria italiana, riconosciuto nel mondo, ancora nelle mani della famiglia fondatrice, e questo per noi è importantissimo perché teniamo sempre a mente quelli che sono stati gli insegnamenti dei nostri nonni e genitori.

E quali sono gli insegnamenti più importanti che vi hanno lasciato?

L’attenzione e la coerenza a quello che si è, per cui andare avanti, innovare, ma restare sempre se stessi, il tutto all’insegna della grande qualità: sia da un punto di vista della tecnica che della creazione dei gioielli. E ovviamente qualità anche delle materie prime. Fare tutto quello che si fa al massimo delle proprie possibilità, per andare addirittura oltre. Infine, il valore e la grande voglia di tradizione ma, allo stesso tempo, di innovazione.

 

La vostra generazione ha affrontato molte turbolenze del mondo: dalla crisi economica alla pandemia, eppure la vostra azienda non ha mai smesso di crescere…

È vero e questo lo dobbiamo molto proprio al grande senso di famiglia che lega me e i miei fratelli, e le nostre rispettive famiglie.

Il vostro centro di produzione è sempre stato Valenza, fin dall’anno di fondazione dell’azienda.

Quanto è significato questo in termini di competitività?

Non è stato sempre semplice, ma siamo sempre stati allineati sul voler restare fedeli a quella che era la nostra missione: fare dei prodotti Made in Italy – e in particolare a Valenza – di grande qualità, proprio come all’epoca scelse nostro nonno. E probabilmente ci abbiamo visto lungo, non è un caso che Valenza sia diventata negli anni il polo italiano più importante per la manifattura della gioielleria non solo a livello nazionale, ma mondiale. Anche aziende come Bulgari e Cartier hanno da poco trasferito i loro laboratori a Valenza. Noi abbiamo sempre creduto nel territorio, e forse è proprio questo che continua a premiarci ogni giorno.

 

Cosa cercano oggi le donne in un gioiello? Com’è cambiato, anzi, nel corso di questi anni il concetto di gioiello per una donna?

In generale, credo che l’amore per i gioielli sia una cosa intrinseca all’uomo, è una passione che l’uomo ha dentro di sé. Una grande differenza che ho notato è probabilmente con il decennio degli anni novanta, in cui c’era questa grande voglia di minimalismo. Un minimalismo quasi eccessivo che voleva il gioiello in secondo piano rispetto ad altri tipi di lusso. Per fortuna, poi, c’è stata una ripresa e il gioiello è tornato più forte di prima. È ritornato in voga il desiderio di possedere, di adornarsi con i gioielli, e in particolar modo con i diamanti: per i tempi frenetici in cui si vive, il fatto che il diamante sia una pietra incolore, facilita l’abbinamento con il vestiario. E poi il diamante è adatto ad ogni occasione.

 

A proposito di donne, Damiani è un’azienda al 70% femminile, un esempio importante considerato il periodo storico. È sempre stato così?

Assolutamente si, fin dalla sua nascita. Quasi tutti i collaboratori più importanti di mio padre, ad esempio, erano donne, forse per avere un confronto diretto. Alla fine i nostri acquirenti sono al 90% donne. In questo ultimo periodo l’uomo sta sicuramente incrementando l’acquisto di gioielli e questo ci fa molto piacere, ma difatti i nostri gioielli sono creati principalmente per una clientela femminile e il fatto che all’interno dell’azienda ci lavorino tantissime donne è solo un vantaggio. L’abbiamo sempre vista come una scelta naturale e strategica per la crescita del marchio, in modo tale da avere un’azienda sana e competitiva.

 

Damiani è riconosciuto in tutto il mondo anche per lo stretto legame con le grandi dive del cinema e dello spettacolo, da Sophia Loren a Sharon Stone. Tra le nuovissime celeb nazionali ed internazionali quali sono quelle che più le piacciono e che vorrebbe come volto della Maison?

Nel panorama del cinema mondiale ci sono ormai tantissimi personaggi interessanti. In particolar modo, stiamo seguendo tanto l’industria cinematografica coreana. La Corea è per noi un grande mercato in termini di crescita, per cui lavoriamo molto con celeb coreane.

 

E tra le italiane?

Mi viene in mente subito Paola Cortellesi, adoro il suo modo di essere femminile ma allo stesso tempo divertente, di fare della sua ironia un segno anche di bellezza. Di solito la donna ha un po’ paura a mettersi in gioco in questo senso, lei, invece, ci gioca e lo fa anche molto bene.

 

Cos’è per lei l’eleganza?

Saper essere se stessi e, a volte, investire più su un dettaglio che sull’insieme.

 

Che è una grande verità anche in fatto di gioielli…

Esatto, la ricerca del dettaglio. Che poi è proprio il dettaglio a parlare di te.

 

Quali sono le sue passioni?

Una tra le più grandi è il cinema, sono un’onnivora in questo senso. Mi piace guardare qualsiasi tipo di film: dal film russo impegnato a quello coreano in lingua originale, con i sottotitoli chiaramente.

 

Le sarebbe piaciuto recitare?

Questo no, ma il cinema resta comunque un mondo che mi affascina tanto. Lo sento affine anche al mio lavoro, per questo scelgo con attenzione i fotografi, i designer o, più in generale, gli artisti che interpretano l’universo Damiani.

 

Cosa si augura per il prossimo anno?

Sicuramente di riuscire a rendere questo anno veramente speciale.

 

C’è in programma qualcosa in particolare?

Avremo diversi momenti sia in Italia che all’estero in cui festeggeremo questi primi 100 anni. Vorrei che quest’anno fosse, sia per la mia famiglia che per chi ama Damiani, un anno molto importante da ricordare.

 

Un bel messaggio anche per le generazioni che stanno arrivando. Quanto è importante la ricerca tecnologica per i gioielli?

Da un punto di vista di lavorazione crediamo molto nella capacità manuale e quindi nel made in Italy. Il fatto a mano è il vero artigianato, e questo lo si percepisce appena si entra nei nostri laboratori. L’innovazione, invece, sta nella progettazione. È durante questa fase che lavoriamo molto con macchine a 3D che ci danno la possibilità di immaginare in tutto e per tutto l’oggetto che stiamo andando a creare. In generale, non credo sia cambiato molto e secondo me neanche deve cambiare. Ci sono persone, ad esempio, che credono nelle pietre sintetiche mentre noi no, perché prive di bellezza e di sogno. Una pietra è bella perché dono della natura, qualcosa di unico nato milioni di anni fa e che l’umo è riuscito ad usare. È l’unicità a rendere una pietra speciale.

 

Quali sono i suoi luoghi del cuore per le vacanze?

Sono una persona a cui piace tantissimo viaggiare, scoprire luoghi diversi. Mio padre diceva sempre che da un viaggio puoi imparare molte più cose che leggendo una quantità infinita di libri su quel determinato paese. La prossima tappa sarà la Cambogia, non ci sono mai stata e ci andrò con mio figlio.