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Lusso è da sempre unicità, ma ora in modo più accentuato sta cogliendo una nuova sfumatura, sinonimo di unique experiences. Anche il segmento di mercato più d’alta gamma sta scoprendo in altre parole la bellezza del vivere molto più che dell’avere.

Vacanze esclusive, oltre a stellate cene gourmet nel mondo o situazioni quasi in limited edition, sono tutte prerogative del nuovo viaggiatore upscale. Una nuova evoluzione del modo di viaggiare per chi solitamente supera certi budget di spesa, specie nei mercati sviluppati che sono al centro di tale epocale cambiamento, almeno stando all’ultima ricerca del Boston Consulting Group.

Europa, USA e Giappone dimostrano sempre più di intendere per luxury qualcosa di piacevolmente esperienziale, molto più che legato alla materialità del bene. E’ il punto di svolta rispetto a mercati come India e Cina, dove gli acquirenti più facoltosi delle cosiddette economie emergenti prediligono (ed interpretano) il lusso inteso ancora come puro bene materiale, ricadendo su standard come la sola scelta di brand top di gamma, ad esempio.

Cambiando latitudini, invece, per hotel cinque stelle, compagnia aeree, ristoranti e servizi turistici riservati alla clientela premium, non a caso definita più esigente, la ricetta vincente oggi è diversa. E tassi di crescita evidenti a favore di simili strategie lo dimostrano e non ammettono sviste agli operatori del bon vivre. Le proposte devono farsi più articolate e complete di dettagli, aumentando lo stesso prestigio del servizio offerto, vero motivo della scelta, fatta di dettagli che non incidono solo sul prezzo proposto ma in massima parte sulla loro unicità, sull’opportunità riservata a pochi che deve fare la differenza e – forse, più che in passato – lasciare un segno emotivo.