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Arab Fashion Week, IV edizione.
Fino al 20 maggio quattro giorni di eventi e presentazioni delle Pre-Collection e Ready Couture dedicate al 2018 per una insolita, ma sicuramente avanguardistica unica passerella. Più incontri e workshop realizzati in collaborazione con il mondo industriale ed accademico per sostenere il talento. Al Meydan Hotel & Grandstands di Dubai si inaugura così l’Arab Fashion Week, nata nel 2014 e giunta alla quarta edizione, oggi vede tra i suoi ospiti internazionali anche la presenza della fondatrice di Marchesa, Georgina Chapman, insieme ad Antonio Marras e Renato Balestra, chiamati tra l’altro a portare in Medio Oriente la bellezza e la sapienza ineguagliabile del Made in Italy.

Una manifestazione che racchiude e rappresenta 22 paesi arabi allo scopo di creare e imporre un’immagine più aperta ed internazionale, ma anche una vera e propria infrastruttura della moda nel Medio Oriente.

La fashion week mira, entro il 2030, ad essere considerata alla pari di quelle di Milano, Londra, Parigi e New York ed integrare un’economia molto più internazionale, ma anche un’apertura ad un panorama più creativo e competente, secondo la visione così impostata dall’Arab Fashion Council, un ente non-profit, extraterritoriale, fondato a Londra che è riccamente sostenuto da lo Sceicco Mohammed Bin Maktoum Bin Juma Al Maktoum, cioè il Regnate di Dubai e Chairman di MBM Investment, una holding che appunto fa capo alla famiglia reale, oltre ad operare nei settori delle infrastrutture, della sanità e dei servizi, ha come scopo quello di patrocinare e lanciare progetti innovativi e per la prima volta, appoggia ufficialmente la neonata settimana della moda.

Come spiega Jacob Abrian, CEO dell’Arab Fashion Council: “Oggi è una pietra miliare importante nella storia dell’Arab Fashion Council e siamo onorati di ricevere un tale riconoscimento dall’Ufficio di Sua Altezza (MBM) per i nostri continui sforzi nel supportare, coltivare e far crescere l’industria regionale della moda, alla luce del fatto che tale industria ha funzionato per secoli come traino dell’economia per alcuni dei principali Paesi esportanti al mondo.”