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Si spegne all’età di settantasette anni Azzedine Alaïa, outsider e artista della moda.

Fuori dalle regole canoniche dell’industria del fashion, Alaïa presentava le sue collezioni solo quando era davvero pronto, tanto che l’ultima sfilata è stata quella del luglio scorso, fuori dal calendario dell’haute couture e dopo sei anni di assenza. Nonostante molti corteggiamenti non si è mai piegato ai diktat, nemmeno quelli della finanza o dei grandi gruppi. C’era quasi riuscito Bertelli di Prada ad inglobarlo, ma nel 2007 il maestro, come veniva definito, si ricomprò tutte le quote e più avanti, consapevole dell’immenso aiuto che i colossi possono apportare, stringe senza snaturalizzarsi, una partnership con Richemont. Per Alaïa non avrebbe avuto senso presentare un’infinità di collezioni l’anno e parlare poi di qualità e sartoria esclusiva. Lui che ha iniziato dall’Accademia di Belle Arti in Tunisia si è trasferito in Francia dove ha lavorato al fianco dei grandi creatori come Christian Dior, Guy Laroche o Thierry Mugler. Quando era ragazzo, ha confidato più volte di essere cresciuto studiando i modelli di Balenciaga, un altro outsider che non si è piegato al mass market e con l’arrivare del prête-à-porter, chiuse il suo atelier. Trovando dei punti in comune pure con Jean-Paul Gaultier, anche quest’ultimo alle prese col distacco da un mondo troppo diverso per poterlo definire creativo.

Azzedine Alaïa è stato il precettore della moderna filosofia del body conscious, aderente e modellante, mai, neanche lontanamente volgare. Ha rappresentato la qualità di un estro che è stato costruito secondo la passione per l’architettura grazie soprattutto all’intuizione della sorella gemella, che l’ha sempre spronato e accompagnato nel suo lavoro. Ha aperto il suo primo atelier nel ’63 a rue de Bellechasse sulla Rive Gauche della Senna, da quel momento le donne sono letteralmente impazzite. Importanti gli anni Ottanta che lo vedono protagonista oltre che di un’elevata e riconosciuta crescita del marchio e delle vendite, anche protagonista della premiazione come stilista dell’anno, esattamente nel ’84. Celebri le collezioni degli anni Novanta con tutti i motivi animalier, erano ispirate alla cultura pop e tutto il mondo li invidiava. Tutte le donne che hanno indossato almeno uno dei suoi costosissimi abiti, non sono mai state più sicure di se stesse in qualunque altra occasione della loro vita. Abiti discreti, sensuali, ricchi nei tessuti come appunto nella forma. Creazioni che sin da quando Greace Jones o Greta Garbo l’hanno scelto per farsi confezionare interi guardaroba, l’hanno sancito come uno degli uomini più devoti al mondo della moda. Mentre il debutto di Naomi Campbell sulle passerelle francesi si è trasformato in uno stretto e coltivato rapporto di amicizia, per lei un vero rifugio.

Azzedine Alaïa è stato senza dubbio uno tra i più importanti couturier del panorama che ha fatto della ricerca stilistica – imprescindibili per lui lo studio di forme e proporzioni – una sorta di missione. Ad interessarlo da sempre lo stretto rapporto tra arte e moda che, oltre ad essere la chiave di lettura dei suoi modelli sono anche la chiave di volta che gli hanno permesso di legarsi al mondo del teatro e a quello delle esposizioni come la celebre mostra del 2015 alla Galleria Borghese di Roma, dove i suoi bustier oltre ad essere divini affianco le statue barocche, dialogavano alla perfezione con la silouette della marmorea Paolina Borghese.