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Per Gucci la contaminazione artistica è ormai una costante fondamentale. Il capolavoro della campagna Spring Summer 2018 affidato all’illustratore Ignasi Monreal ne testimonia ancora una volta l’importanza. Masterpieces che non distinguono tra foto e disegni e che guardano all’immaginario di Alessandro Michele dove realtà e fervida finzione convivono sotto lo stesso tetto. Tanti i rimandi ad un mondo fantastico che guarda alle tecniche dell’arte. Osservando queste iconografie si va dal pop sino alla pittura fiamminga.

Gucci lancia Utopian Fantasy, il risultato è come un affresco ad opera di Ignasi Monreal. Un mondo fantastico che non prefigura limiti.

Continua il sodalizio creativo tra l’artista spagnolo Ignasi Monreal, già autore delle animazioni, nonché gioco interattivo del Gucci Gift Catalogue, che ora firma la campagna SS 2018. Figure inquietanti, oniriche, immerse in un luogo fantastico dove realtà e immaginazione si fondono all’unisono con elementi primordiali come terra, fuoco e acqua. Un mondo utopico dove non si capisce il limite tra fotografia e illustrazione, ma soprattutto un mondo dove non esiste separazione tra arte e lavoro. Utopian Fantasy lancia la collezione realizzata per la Spring Summer 2018 da Alessandro Michele per Gucci, un marchio adesso davvero inarrestabile, altamente desiderabile, che si muove in perfetta sintonia in ogni settore, dallo stile all’immagine e alla comunicazione. Comunicazione che segna un altro scacco matto al marketing in generale. Immagini iperrealiste che guardano al tessuto del nuovo Dna, fatto di legami paradossali eppure indissolubili. Un amore incondizionato per le contaminazioni, solo all’apparenza surreali, da ricercarsi tra storia, arte e mitologia e che di nuovo tornano a legarsi col fattore della modernità e che tanto ha a che fare con i social.

Quando un hashtag vale un lavoro.

Guardando indietro le collaborazioni sono svariate. Innanzitutto Paul Poiret che già ai primi del Novecento chiama Paul Iribe per raffigurare le sue creazioni. Poi ci fu la volta di Lavin e del suo logo, sempre ad opera di Iribe, fino a René Gruau per Dior. Cominciavano gli anni della fotografia, ma i couturier erano ben restii allo scatto perché il “miracolo dell’attimo”, come l’ha definito il fotografo umanista francese Eduard Boubat, cattura tutto, troppo, e in molti avevano timore che le loro creazioni potessero essere copiate troppo facilmente. Oggi la battaglia per la fama di un artista si gioca sui social, su Instagram soprattutto, e per Gucci in particolare con l‘hashtag GucciGram ,dove chiunque è chiamato a dare una personale interpretazione dell’universo del marchio secondo la propria visione artistica. Il monitoraggio è costante e come già abbiamo visto più e più volte, la selezione e l’offerta di lavoro c’è stata sul serio. Celebri le collaborazioni con le illustratrici di Coco Capitan e Angelica Hicks, finite non solo per confezionare capsule collection, ma anche sui Gucci Art Wall sparsi nel mondo ,e, mondiale è stata la loro risonanza.