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Incontriamo Philipp Plein a Milano in occasione del debutto della prima fragranza femminile: Plein Fatale. Sogni da bambino, la famiglia e gli inizi come designer di cucce per cani: scopriamo un personaggio davvero sorprendente

Siamo qui nel tuo showroom a Milano per festeggiare l’arrivo della tua prima fragranza da donna: Plein Fatale.

Abbiamo aspettato molto per studiarla al meglio, in collaborazione con il Maestro Profumiere Alberto Morilla. Lavoro nella moda e quando si crea una collezione, si disegna in base alle stagioni, ma quando si crea una fragranza è diverso: è senza tempo, non viene sostituita dopo sei mesi, rimane per decadi. Il profumo che amavo da ragazzo è ancora disponibile nei negozi. È un mercato molto competitivo con grandi gruppi in campo, e sempre con nuove proposte. Sono sicuro che Plein Fatale piacerà, per la sua unione tra fragranza e bottiglia, a forma di champagne. Quando si stappa lo champagne? Per celebrare un compleanno o un’occasione speciale. Non ho mai incontrato una donna che dica di no a una coppa di bollicine!

È vero, perché non si rifiuta mai un bicchiere di champagne?

Forse è per come siamo cresciuti da piccoli. La donna è una principessa. Le ragazze sono attratte da tutto ciò che brilla, i ragazzi vogliono diventare cowboy. Quando si ha un’occasione speciale, non saprei dire perché, ma una donna non dice mai di no a una coppa di champagne: è effervescente, chic, elegante e molto femminile. Cosa sognavi di diventare da piccolo? Ero attratto dall’uomo che ritirava l’immondizia, perché poteva stare in piedi sul camioncino! Da bambino non pensi ai soldi, al prestigio, all’immagine: pensi solo a quello che davvero ti piace e sei molto puro. Ami le automobili. Eh, sai, sono tedesco, amo guidare. Mercedes, Audi, Porsche, BMW e ora anche Lamborghini, Bugatti e Bentley e molti altre case automobilistiche… sono tedesche. Le ho sempre amate fin da ragazzo, sono ossessionato. Gli uomini rimangono sempre ragazzi, non crescono mai, amano sempre giocare con le macchine.

Cosa diresti oggi a te stesso da giovane?

Di credere in me stesso, di ascoltare sì le persone ma poi prendere le decisioni autonomamente. Non fare questo, non fare quello… Ho iniziato disegnando cucce per i cani: so che può non essere sexy ma così ho fatto il mio primo milione di dollari. Questo mi ha insegnato che dovremmo essere sempre sicuri di cosa facciamo e non avere paura dell’opinione degli altri. Non è facile, lo so, perché tendiamo a farci influenzare del mondo esterno. Sono cresciuto con mia mamma, abbiamo cambiato più volte città e scuole, mi sono sempre sentito un outsider. Ma quando non dai più peso agli altri, allora diventi davvero libero, felice e intoccabile.

Cosa hai studiato?

Legge, per fare l’avvocato, ma in realtà volevo fare il dottore come mio padre e ho studiato anche latino, che in Germania è richiesto per la professione medica. Non ho mai desiderato fare quello che faccio oggi.

Da giurisprudenza alle cucce per cani, come poi sei arrivato a oggi?

È una storia così lunga! Finirei di raccontartela domani. È qualcosa che è successo senza rendermene conto. Non ho iniziato con un piano, ho sempre tenuto gli occhi aperti e guardato intorno a me, vedendo e cogliendo le opportunità davanti. È così è come faccio le cose anche oggi, quando abbiamo dodici licenze, tra arredamento e fragranze, 10 store nel mondo e siamo uno dei pochi brand rimasti indipendenti finanziariamente. Ovviamente lavoro molto, ho creato il mondo Philipp Plein 24 anni fa, nel 1998 e da allora mi chiedono: sei un designer, sei un imprenditore, un uomo di business?

Cosa rispondi?

Sono un sognatore. Sogno cose che possono avverarsi. Credo che sognare sia la cosa più importante della vita: ci fa alzare la mattina e ci motiva. Se non si riescono a realizzare i propri desideri può diventare pericoloso perché si è frustrati. Così si deve sognare qualcosa di raggiungibile, ma quando si realizza, si è felici per un momento ma poi ci si trova frustrati comunque. Sognare è più eccitante della realizzazione: come dice un proverbio tedesco, il “modo, il percorso è l’obiettivo”. Lavorare per realizzare un sogno è la vera esperienza che cerchiamo e ci dà gioia. (Ha collaborato Sofia Sole Cammarota).