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Ritratto Vincent Peters

Le star davanti all’obiettivo del fotografo tedesco Vincent Peters.  Corpi e volti per rivelare un quid e suscitare un coinvolgimento emotivo nell’occhio di chi osserva

Monica Bellucci, Emma Watson, Cindy Crawford, Angelina Jolie, Cameron Diaz, Matt Dillon, Christian Bale, Michael Fassbender e Scarlett Johansson; Milla Jovovich, John Malkovich, Charlize Theron; e ancora, Kristen Stewart, Vincent Cassel e Irina Shayk, Adriana Lima e Penélope Cruz. Sono alcuni dei corpi e volti di attrici, attori e modelle che l’obiettivo di Vincent Peters ha immortalato in 20 anni di incontri, scatti e set, da Los Angeles a Cannes, Londra e Monte-Carlo. Tedesco di origini, Peters si forma ventenne a New York come assistente fotografo, negli anni 70 e 80, per poi tornare in Europa e firmare ritratti di star e campagne leggendarie per copertine e riviste in tutto il mondo, da Vogue a Esquire, Bazaar e GQ.

Charlize Theron- New York 2008- Vincent Peters

Lo abbiamo incontrato a Milano in occasione dell’inaugurazione della sua mostra Timeless Time a Palazzo Reale, curata da Alessia Glaviano.  

 

Perché il bianco e nero?

Prima di tutto, i tuoi occhi non vedono in bianco e nero. È qualcosa di unico. La fotografia ha portato le immagini in bianco e nero nelle nostre vite; non esisteva prima, è un linguaggio inusuale e, come ogni linguaggio, suscita una reazione emotiva; vedere le persone in bianco e nero tira fuori qualcosa da loro che una foto a colori non farebbe: mostra un lato delle persone che altrimenti non vedremmo.

Greta Ferro- Milan 2022- Vincent Peters

Davanti al tuo obiettivo le donne più famose e affascinanti del mondo, da Monica Bellucci a Scarlett Johansson. E per la maggior parte, sono ritratti di nudi.

La nudità è interessante quando dice la verità riguardo alla persona, non lo è se semplicemente stimola gli ormoni o un desiderio estetico. Quando si è nudi si è vulnerabili, è davvero come se non si avesse niente da nascondere – è una presentazione molto forte, è pura personalità.

Una foto di una donna nuda è davvero bella quando va oltre il suscitare un desiderio erotico.

Se ci pensi, la nudità può essere qualsiasi cosa, da Playboy a Raffaello. Non esiste niente nell’arte con un’interpretazione più ricca del corpo nudo di un uomo e di una donna, e della donna in particolare.

Monica-Bellucci_Rome_2006_Vincent-Peters

L’intensità dei corpi e degli sguardi di Charlize Theron, Angelina e Greta Ferro. Cosa è la bellezza?

La bellezza può sedare o svegliare! Credo che oggi cerchiamo sempre di più una bellezza che possa sedare, rassicurare, convincerci che tutto vada bene: “non preoccuparti!”. Una bellezza che nasconde le cose e le concilia, che ci renda tranquilli per un po’, come il lieto fine di una storia. Ma è molto più interessante se ci si allontana da qui, se emerge davvero qualcosa di quella persona.

Noi stiamo avendo una conversazione ora, giusto? Tu mi chiedi: “Come stai? Come è andata la festa?”. OK, è una conversazione che ti seda. Quando scatto Greta Ferro, o Monica o Angelina voglio avere una conversazione personale, emotiva, non deve per forza essere riguardo ai loro segreti più nascosti, ma deve avere qualcosa di vero, qualcosa che sia davvero “loro”, altrimenti è come nei talk show americani, con aneddoti e risate: “Oh, davvero hai fatto questo? Sì, davvero!”.

Non sono interessato a questo: ma a esprimere qualcosa di sincero riguardo a quella persona.

Le donne che fotografo hanno tutte storie intense, sono passate da molte esperienze, come Angelina. E questo deve essere lì.

Bethany-Robbins_London_2018_Vincent-Peters

 

Mentre le fotografi, instauri una conversazione?

Le foto sono la conversazione. Sentono che rivelo qualcosa di loro che desiderano mostrare.

 

Sono attrici o modelle professioniste. Come sei sicuro che non recitino?

Ognuno dice una parte di verità, a proprio modo. Se lo lasci fuoriuscire, emerge sempre qualcosa di vero da queste persone. Non è come con il principe Harry che devi raccontare come hai perso la verginità! Non hai bisogno di spingerti così per toccare le persone. Avviene con linee e sfumature molto più sottili.

Quando intervisti una persona, non si tratta di scoprirne e rivelarne i segreti, ma è un coinvolgimento emotivo. La stessa cosa per me: con la fotografia vorrei offrire un accesso emotivo, dare un’emozione al soggetto che fotografo in modo che le persone che lo osservano possano provare qualcosa. Non importa cosa sentano, ma quello che conta è che senza di te non l’avrebbero provato. Come quando ascolti la musica, come adesso in questa stanza: ognuno di noi sente qualcosa di diverso, ma senza non proveremmo nessuna emozione. Questo è quello che mi interessa.

 

Per la maggior parte sono foto di donne, pochi uomini.

Fotografare gli uomini è estenuante! Vogliono sempre parlare, non amano posare, li devo guidare. Le donne sono più seducenti, più naturali, amano essere fotografate; gli uomini vogliono tutti essere Quentin Tarantino! Si nascondono dietro la mitologia dei suoi personaggi. Se dai loro una sceneggiatura “entra da questa parte, siediti qui e pronuncia questa frase”, OK, no problem, ma altrimenti si sentono osservati, stupidi.

Emma-Watson_London_2012_Vincent-Peters

 

 

Personaggi famosi, le cosiddette celebrities. Non sei interessato a lavorare con persone “normali”?

Sono persone con un talento, che in qualche modo ti ricordano qualcosa di te. Non è riguardo a loro, ma grazie a loro, attraverso i loro corpi e volti scopri di più di te stesso. Non tutti hanno questa qualità. Le celebrities non sono quello che tu pensi siano: tu ti proietti in loro. E per questo funziona Marilyn Monroe, perché è la superficie di proiezioni collettive: desiderio, sensualità, paura, vulnerabilità; è lo specchio di molte persone. Nessuno in fondo sa chi è Marilyn, e ne siamo consapevoli.

 

La fotografia è solo di persone

È un mondo. Non importa cosa ci sia nella foto, ma importa lo stato d’animo che vivi quando ti giri, te ne allontani. L’arte in generale predispone le persone alle emozioni. Conta come ti senti dopo che hai visto un’immagine. Queste fotografie ti conducono in un luogo in cui non avresti potuto andare altrimenti. E questo è il miglior lavoro che possa fare.

Magari un’altra foto può condurti da qualche altra parte, ti fa viaggiare altrove: quello che senti tu è diverso da quello che sente lei o che posso sentire io; ma ognuno di noi prova qualcosa.

 

Perché sei così interessato a suscitare emozioni negli altri?

Non lo so, credo perché mi fa sentire meno solo in questo mondo (sorride, ndr).

 

Hai studiato fotografia? O filosofia?

Nulla, sono stato espulso dalla scuola a 16 anni. Fotografo da quando ne ho 10. Non ho mai fatto altro che questo.