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E’ uno degli astri della street art internazionale. Nella periferia nord di Parigi, il giovane Gregory Tebul, comincia a familizzarsi con i graffiti, lettere e progressivamente con la calligrafia. Autodidatta, in continua evoluzione, Astro, fin dagli esordi non smette di spingere il limite del suo linguaggio formale. La passione per il potenziale grafico della linea e della lettera lo porterà ad esplorare rapidamente la prospettiva. La utilizzerà per creare un’effetto di profondità nella superficie piatta su cui si snodano le sue lettere e la calligrafia.Un po’ per caso scopre la tecnica del trompe l’œil che diventerà il simbolo del suo stile definendo un crescente interesse per l’achitettura. Da Chicago a Los Angeles, da Marsiglia ai lavori per la galleria parigina LOFT 34, i suoi murales e affreschi si stagliano riconoscibili ai quattro angoli del mondo. Enigmatici nella loro apparente simplicità, immersivi e avvolgenti, gli interventi di Astro interrogano la percezione, questionano frontalmente ma in profondità, la presenza di cio’ che é là, intorno a noi.

Come e quando si é rivelata la sua vocazione per la Street Art ?

Ho cominciato vent’anni fa con i graffiti, é diverso dalla Street Art, con delle lettere che sono diventate sempre più stilizzate ma che restavano comunque delle lettere.

Poi mi sono, progressivamente emancipato dalla lettera, lavorando sul tratto in modo più artistico, degli all-over di forme, non si trattava più di lettere c’era un dinamismo nella calligrafia pur restando  su una superficie piana. Partendo da li ho trovato alla fine un’altra idea,  quella di mettere la calligrafia in prospettiva.

 

Questa idea di prospettiva, creare l’illusione della profondità si puo’ anche collegare all’utilizzazione ricorrente che lei fa del trompe-l’œil. C’é un perché di questa tecnica tanto usata dai Surrealisti per rimettere in questione la nostra percezione del reale ? 

Quando iniziato ad utilizzarla non avevo referenze artistiche. E’ successo un po’ per caso perché mi sono ritrovato in una pièce che avevo completamente dipinto con la calligrafia in prospettiva. E quando mi sono ritrovato dentro ho visto che graficamente era qualcosa di molto interessante. Ho cercato di riprodurlo e il risultato er auna sorta di trompe l’œil che non era previsto.  E’ diventato più chiaro  sull’architettura. Quando mi hanno chiesto di lavorare su delle facciate  ho intravisto questa dimensione  più architetturale della mia pittura. Sono intervenuto su un insieme di edifici con lo scopo d’integrare meglio l’architettura  presistente all’ambiente circostante. Da quel momento mi sono  orientato su dei pezzi più architetturali, combinando l’architettura con la calligrafia.

 

Considerando i suoi interventi nell’architettura come per esempio nel castello del dominio de la Valette si puo’ osservare  una sorta d equilibrio : una continuità con gli elementi preesistenti ma anche una certa forma di rottura.

E’ esattamente l’idea che cerco di realizzare.Voglio che il moi intervento appaia  « plausibile » in relazione a quello che esiste già. Penso a quello che l’architetto voleva fare provo di creare una forma di continuità tra l’architettura e la pittura con la quale intervengo io. Se facessi qualcosa di troppo lontano, d’impossibile, lo spettatore non ci crederebbe, non si farebbe fregare. Deve esserci  una sorta di logica, qualcosa che appaia evidente.  Ma nello stesso tempo devo suggerire qualcos’altro, creare un’altra percezione, intervendo come un architetto che costruisce su degli elementi preesistenti.

 

Le sue ispirazioni nel campo dell’arte sono diverse. Dalle forme organiche di Mucha e dell’Art Nouveau all’Optical Art di Vasarely.

Come si  sono definiti questi interessi ?

 

Di Mucha mi piacevano il modo d’incorniciare, gli arabeschi, le forme molto grafiche. Era questo che m’interessava riprendere, non m’interessava l’aspetto figurativo, la rappresentazione del volto. Qaunto a Vaserely non lo conoscevo, sono stati degli amici che mi hanno suggerito di dare uno sguardo al suo lavoro perché avevano visto delle similitudini con il mio lavoro. Effettivamente mi sono riconosciuto in quello che faceva,  aveva già esplorato le vie vche i osto esplorando oggi. Cerco di fare delle opere che siano molto visibili, da lontano ma anche da vicino. Per questo ho conservato la calligrafia, piccoli tratti visibili da vicino…E’ quello che fa anche Vasarely. E’ importante non mettere troppe forme altrimenti non é chiaro. Perché l’impatto sia forte occorre che sia semplice.

 

 

La storia della Street Art é indissociabile da una dimensione sociale, poltica.

E’ un aspetto rilevante per lei?

Se per sociale s’intende il fatto che il mio lavoro possa cambiare cambiare il quotidiano delle persone, trasformare il paesaggio in modo da spingere la gente a farsi delle domande, si certo, questo m’interessa ed é quello che cerco di fare.

Poi c’é da dire che mio linguaggio é anche molto astratto. Non ho un messaggio specifico da trasmettere. Mi piace l’idea di fare in modo che la gente si ponga delle domande.

 

Street art, Grafitti  rinviano anche all’idea di comunità. Si sente parte di tutto questo ?

Bisogna distinguere Grafitti e Street art. Grafitti é estemamente comunitario, il linguaggio non é immediatamente accessibile, le persone non sanno il perché di questa o quella lettera. E’ una comunicazione fra noi, gli artisti che usano queste forme. Quindi in un certo senso é soltanto per noi, in questo senso é certo molto comunitario. Street art é diverso, spesso i murales sono molto grandi, le persone sono praticamente costrette a vederli. Direi che l’approccio é diverso. Con i Grafitti cé una dimensione più artistica, é un lavoro più lungo che implica  una permanenza sul posto di un’equipe, un cantiere .

La Street art é molto più individualista. E’ l’artista in questione che decide tutto, e fa quello che vuole. Con i Grafitti é un lavoro di più persone, é più lungo é meno individualista. Noi restiamo isnieme, anche se ognuno puo’ poi fare il suo proprio lettrage, ma il fondo resta comune.

 

Direbbe che il suo é un messaggio più universale, legato forse alla funzione dell’arte ?

Si, come dicevo, per me é importante che la gente si ponga delle quationi su quello che é reale su quello che puo’ apparire come tale ma magari non lo é. E’ anche un modo di porre questioni sulla matematica

 

Non c’é niente di figurativo nella sua pittura.

No, non c’é niente di figurativo ma molto spesso c’é qualcosa che somiglia ad un tunnel. Il tunnel é ricorrente, anche i blocchi che sembrano sospesi, come in lievitazione

 

Dalla galleria allo spazio urbano, c’é un approccio diverso?

Direi che c’é una continuità visto che lavoro sempre sulle stesse cose. Preferisco pero’ lavorare sulle grandi superficie, nello spazio urbano c’é un impatto molto più forte. In più metto lo stesso tempo nel fare un quadro per la galleria che un affresco di grandi dimensioni.

 

Street art, Grafitti hanno hanno un peso sempre più importante nel mercato dell’arte. Come vede questa evoluzione ? Pensa si una deriva commerciale ?

Si é vero ci sono persone che ormai son entrate a pieno titolo nell’univesro dell’arte e che sono rappresentate da gallerie importanti.

Penso a Tyreee Guyton, Banksy…Sono un po i miei mentors

Gente che ha cominciato con i graffiti e che ormai é entrata nell’arte normale, istituzionale

Per l’aspetto commerciale dire che dipende dalle persone. Puo’ essre una deriva per quelli che non sanno da dove vengono, che non hanno la loro identità. Per il resto, la relazione con la pubblicità per i Graffitti e la Street Art, é qualcosa d’intrinseco. Sono, in un certo senso, forme di pubblicità gratuita. Quindi é assolumente normale che gli artisti accettino progetti di grande visibilità.

Quali sono i progetti su cui sta lavorando ?

Un progetto a Amiens, uno a Rio. Un’esposizione collettiva alla galleria Loft 34…

Inoltre sto cercando di sviluppare la scultura e l’installazione. E’ da due anni che ci rifletto e sto iniziando asd essere soddisfatto. Ottengo degli effetti con un gioco di specchi.Ne fatto già tre, sono installazioni di 2,50 metri di altezza X 2,50 di larghezza.

Sono dei progetti artistici, non sono ancora destinati allo spazio urbano anche se é quello che amerei fare a lungo termine. Finalmente sono riuscito a trovare qualcosa che m’interessa nella scultura. Non é stato facile, non era certo questione di fare un cubo e poi dipingerlo…

Oggi ho trovato lo stesso l’effetto “wow” di quando facevo i primi murales

E quindi ho voglia di fare questo, ed é quello che faro’

 

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